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“Il parto? Va gestito solo da ostetriche”

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Una professionista che per formazione e qualifica è la deputata a informare, sostenere, accompagnare la donna dalla nascita all'adolescenza, dalla gravidanza al puerperio, fino alla menopausa e al post menopausa. La professione dell'ostetrica, spesso poco riconosciuta nella nostra cultura, è una delle più antiche al mondo. Questo ruolo, un tempo, spettava alle levatrici (dal verbo “levare”), donne, per dirla con Socrate, che avevano imparato “l'arte di tirar fuori” i bimbi dal grembo materno. Ma quali sono le funzioni che un'ostetrica svolge? Che importanza ha nella vita di una donna? In Terris ne ha parlato con la dottoressa Maria Vicario, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica.

Perché si celebra la Giornata internazionale delle ostetriche?
E' una ricorrenza che viene celebrata non solo a livello nazionale, ma anche di ordini provinciali e interprovinciali. E' un'occasione privilegiata per dare risalto a quello che è il ruolo dell'ostetrica nell'ambito delle cure e della sicurezza nella fase finale della gravidanza. Perché senza sicurezza non ci sono buoni esiti. Siamo di fronte a situazioni di estrema precarietà organizzativa e mi riferisco soprattutto alla carenza della dotazione organica che, dove non viene rispettato un rapporto 'one to one', può significare l'erogazione di servizi non dico inadeguati, ma non rispettosi della fisiologia. La nascita non ha orari né giorni della settimana. Questo significa che in qualsiasi momento insorga il travaglio, la donna deve trovare delle risposte, persone che la accolgano per il suo bisogno, che non è mai uguale a quello di un'altra partoriente. L'ostetrica deve essere molto attenta e saper individuare delle situazioni di rischio. La sicurezza non è data solo dagli operatori ma anche dalle strutture ed è un fattore determinate perché nel prossimo futuro saremo tra i Paesi più vecchi del mondo e quindi avremo l'esigenza di garantire sempre più sicurezza…”.  

Qual è il ruolo dell'ostetrica?
“E' privilegiata per l'assistenza alla fisiologia, non solo durante la gravidanza, ma anche nelle fasi della crescita: la cura del menarca, l'assistenza nell'età di sviluppo, cioè l'adolescenza. Svoleg un ruolo importante anche nella prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, sia promuovendo le vaccinazioni normali, cioè quelle previste nei calendari ministeriali, sia quelle che oggi sono state inserite nei Lea, ad esempio quella contro l'Hpv. L'ostetrica dovrebbe essere presente nei consultori, nei distretti, negli ambulatori, per poter assitere le donne nella fase preconcezionale e prepararle sempre più adeguatamente alla gravidanza. Inoltre è qualificata per la gestione di tutto il processo perinatale, prima, durante e dopo la gravidanza. Senza dimenticare la protezione e promozione dell'allattamento e l'assistenza durante la menopausa, prevenendo le alterazioni della statica pelvica che possono comportare disturbi quali l'incontinenza, la sensazione di pesantezza, soprattutto quando ci sono situazioni di prolasso, di cedimento delle pareti vaginali, associato a quella rettale o vaginale. Per finire, sicuramente, per tutte le fasi di prevenzioni di tumori annessi all'apparato genitale, sia alla mammala che all'ovario. Tutto questo, logicamente supportato dallo screening che non si deve mai abbandonare”.

Come è cambiato il suo lavoro nel corso del tempo?
“E' cambiato come è cambiato il sistema di assistenza. Fino agli anni '60 l'assistenza era sul territorio, c'era la figura dell'ostetrica condotta, abolita con la prima modifica di riforma sanitaria del '78, il che vuol dire che tutto il processo della nascita è stato portato negli ospedali o nelle cliniche universitarie. Non si tratta di una cosa da poco, perché si è perso tutto il contatto sul territorio. Le ostetriche non si preoccupavano solo del parto, ma curavano il bimbo fino al terzo anno di età, lo seguivano anche per le vaccinazioni, per la dentizione e l'alimentazione. Inoltre curavano la donna in tutte le fasi della vita come approccio e accoglienza del bisogno. Poi, chiaramente, si indirizzavano le pazienti verso le sedi appropriate – ospedali o ambulatori – quando il caso lo richiedeva. Il cambio di comportamenti dell'assistenza alla nascita ha portato alla modifica del ruolo dell'ostetrica che ha perso sempre più valore sul territorio per poi svilupparsi negli ospedali o dei consultori”.

Ci sono donne che scelgono di partorire in casa? Quante sono?
“Il Cedap – certificato di assistenza al parto – parla di un 3% di 'altro', però non ben definito. Infatti può essere inteso come parto a domicilio o nelle case di maternità. In Italia sono essenzialmente di un unico modello, strettamente collegate alla struttura ospedaliera e quindi riconducibile all'unità operativa classica sia di ostetricia che di neonatologia. Sono a Firenze (la “Margherita”), a Torino (il centro nascite del Sant'Anna), e centro nascita alternativa della clinica San Martino di Genova”. 

Un tempo l'ostetrica era l'unica figura con cui la donna condivideva il momento del parto. Oggi ci sono anche medici e infermieri, che hanno convinzioni e una formazione per molti versi diverse dalla vostra. E' un rapporto difficile?
“Per l'infermiere sicuramente non possiamo parlare di assistenza alla gravidanza, perché il loro ordinamento didattico prevede una percentuale minima dei 180 crediti del corso triennale legata a conoscenza, competenza e abilità legate al percorso nascita. Non si potrebbe mai pensare di affidare una nascita a un infermiere. Il ginecologo, invece, si dovrebbe occupare solamente della patologia ostetrica, anche perché da qui a 20 anni i ginecologi saranno un sesto di quelli che sono ora. Questo prevederà che i ginecologi si dovranno occupare necessariamente solo della patologia e l'ostetrica dovrà essere ancora più preparata a definire quella demarcazione tra patologia e fisiologia. Come Federazione, nelle sale parto, ma anche nelle unità operative, stiamo cercando di portare avanti la sola gestione da parte delle ostetriche, non solo la presenza mista. Questo anche perché per il fatto che ci siano due figure professionali che dal punto di vista contrattuale sono sullo stesso livello, si possono creare dei contrasti e difficoltà anche dal punto di vista medico-legale. Portiamo avanti il modello a totale conduzione ostetrica in modo che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Come Federazione, inoltre, stiamo spingendo perché la formazione delle ostetriche passi dai tre ai cinque anni. Come dicevo prima, quando il numero dei ginecologi diminuirà fisiologicamente, le ostetriche dovranno essere ancora più pronte a filtrare il bisogno sia al di fuori che in gravidanza, ossia demandare allo specialista quello che è la cura della patologia. Noi abbiamo definito il progetto, abbiamo prodotto un documento che abbiamo inoltrato all'Osservatorio nazionale delle professioni: sarebbe un corso di laurea a ciclo unico quinquennale, che prende il nome di laurea magistrale in scienze ostetriche. Questo significherebbe fare meglio ciò che chiede la legge”.

Ci sono contrasti su alcune scelte terapeutiche o di gestione del travaglio e della degenza?
“Se sono definiti a priori quelli che sono i protocolli e i percorsi, così come sono previsti dalla normativa vigente, no. I contrasti nascono dove non ci sono regole. Una volta che l'ostetrica riscontra fattori di rischio deve immediatamente segnalare al medico”.

L'ostetrica può scegliere l'obiezione di coscienza?
“Sì è previsto dall'articolo 9 della 194″. 

Da alcuni anni l'Italia è diventata famosa per i cosiddetti casi di “violenza ostetrica”, molte donne hanno descritto il loro parto paragonandolo a uno stupro….
“Il noto movimento di violenza ostetrica – un termine brutto da ripetere e coniare in associazione con l'ostetricia – è portato avanti da persone che hanno eventualmente avuto un'esperienza poco felice che trova massima realizzazione quando non è possibile garantire un rapporto one to one. Dove, invece, c'è una donna e un'ostetrica, non si potrà mai parlare di questo fenomeno che spesso è inteso come abbandono, poco ascolto attivo”.

Manuela Petrini: