La medicina non è divertente, ma c'è molta medicina nel divertimento“. In questa massima si potrebbe sintetizzare il lavoro de “Il Cuore“, un'associazione di clown dottori nata nel 2012 a Foggia. Un progetto iniziato con dodici volontari, tra psicologi e personale sanitario, e che oggi conta quasi duecento persone impegnate a regalare un sorriso a tutte quelle persone, bambini e anziani, malate e obbligate a trascorrere lunghi periodi di degenza in ospedale.
Una grande famiglia
Chi fa parte di questa associazione, racconta la fondatrice Jole Figurella, si sente come all'interno di una grande famiglia: “Non ci sono vertici. Sono la Presidente certo, ma solo sulla carta. Dai ragazzi e dagli altri medici mi faccio chiamare 'mamma clow' perché vogliamo che ciascuno ci senta come a casa. Questo è molto importante perché dentro il nostro gruppo ci sono volontari provenienti da ogni ambiente lavorativo”. Chi decide di far parte di questa associazione, infatti, segue un corso di formazione certificato a livello nazionale, ma al termine delle 30 ore di corso, svolte con piscologi e pedagogisti, ognuno mette a frutto i propri talenti e qualifiche, anche professionali. E così gli estetisti e i parrucchieri si dedicano al “make-up correttivo” per anziani e malati oncologici, ma anche psichiatrici: “E' importante – afferma Jole – far crescere l'autostima del paziente che alcune volte si può sentire abbandonato”. Ed è proprio per questo motivo che nel corso di formazione i futuri clown dottori affrontano una serie di moduli dove di parla di empatia, fiducia, crescita personale, ma anche di dinamiche di gruppo. Segue poi un tirocinio di trecento ore durante l'anno solare con giornate formative. Solo dopo i clown dottori entrano nei presidi sanitari.
“Il Cuore” opera su tutto il territorio provinciale della Capinata, principalmente nei reparti di pediatria e neuropsichiatria infantile degli Ospedali Riuniti di Foggia, nei quali sono ricoverati giovani dai 5 ai 17 anni. Non manca poi la presenza di questo “esercito dai nasi rossi” anche nelle Asl della provincia per allietare le giornate dei ragazzi autistici grazie al metodo Aba (acronimo di Applied Behavioral Analysis, che tradotto significa Analisi Applicata del Comportamento. Costituisce l’applicazione sistematica dei principi comportamentali individuati dalla scienza che studia il comportamento e le leggi che lo regolano, ndr). “Non si piuò fare clownterapia con solo animazione, il bambino ne risentirebbe”, afferma Jole.
Risate per grandi e piccini
Cosa fanno i clown dottori? Principalmente laboratori di canto, recitazione o teatro. Attività svolte nei reparti pediatrici ma anche nelle tante strutture della provincia di Foggia che ospitano persone anziane. “Con questi 'nonni' abbiamo avviato diversi progetti con i bambini delle scuole – spiega Jole -. Formiamo i ragazzi delle scuole, li trasformiamo in piccoli clown, e nel pomeriggio li portiamo nelle case di riposo. E' bello vedere come il rapporto tra giovane, anzi giovanissimo, e anziano riesca a far sentire meglio tutte quelle persone che spesso vivono gli ultimi anni della loro vita in solitudine, abbandonati dalla famiglia. Inoltre, favoriamo lo scambio generazionale. Non c'è cosa più bella che vedere i nonni raccontare storie e trasmettere la loro saggezza ai piccoli”. E, quasi a raccogliere l'invito lanciato diverse volte da Papa Francesco durante il suo pontificato, un occhio di riguardo viene dato anche alle periferie, fisiche ed esistenziali della città: “Abbiamo un camper che viaggia nei borghi della Capitanata alla ricerca di ragazzi o bambini con 'devianza', ovvero – prosegue Jole – tutti quei giovani con gravi problemi familiari o vittime di bullismo o di violenza. Nel camper ci sono psicologi e assistenti sociali qualificati che lavorano per recuperare questi ragazzi”.
Un Natale da Supereroi
Portare gioia e sorrisi ai malati per questi clown è una vera e propria “missione” che nel periodo natalizio acquista una dimensione particolare. Tanti i progetti dell'associazione per rendere speciali i “soggiorni” dei piccoli pazienti degli Ospedali Riuniti di Foggia che saranno costretti a trascorrere le feste negli ambulatori. E cosa c'è di più bello per un bambino se non festeggiare il Natale con il supereroe preferito? Ecco allora che alcuni membri del Gruppo Alpino Speleologico, con una corda, si caleranno dal tetto dell'edificio che ospita pediatria per consegnare regali. A gennaio, a ridosso del Capodanno, è prevista nel carcere di Foggia una giornata di incontro per favorire l'affettività e ristabilire il contatto tra genitori e figli. Infine, per l'Epifania, il camper dell'associazione sarà trasformato nella “casa itinerante della befana”. Girerà tutta la provincia di Foggia offrendo cioccolata calda, dolci e ragali ai bambini, che potranno salire a bordo della vettura alla scoperta di un mondo di fantasia misto a leggenda
Progetti futuri
Il nuovo anno, inoltre, vedrà la trasformazione degli Ospedali Riuniti in una struttura a dimensione di bambino. Il tunnel della risonanza magnetica sarà tramutato in una “navetta spaziale”, così da rendere meno pauroso l'esame clinico. Presto sarà allestita una “Milk room“, ovvero una sala dedicata alle mamme che devono togliersi il latte per nutrire i propri figli nati precoci. Ad oggi questa stanza consiste di quattro pareti spoglie e una sedia. “Con l'aiuto di un nostro clown che ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Brera, stiamo preparando un'installazione che consiste di un proiettore che simulerà una cascata di latte – spiega Jole -. Un dono per quelle mamme che, lontane dai loro figli appena nati, vivono un piccolo trauma”.
Il “diritto” alla risata
Nel giro di cinque anni, sempre più persone, giovani e adulti, sono entrati a far parte de “Il Cuore”. Secondo Jole il motivo per cui tanti hanno scelto di intraprendere la “carriera” di clown dottore sta in un'esigenza del nostro mondo: “Sono convinta che la società ha bisogno di ridere. Il clown dottore può portare una risata che fa bene, e il fondamento scientifico della clown-terapia lo dimostra. Non solo riusciamo a far dimenticare il dolore ai pazienti, diamo anche la possibilità a chi vorrebbe proiettarsi nell'ambito ospedaliero, e non ci riesce, di farlo. Quanto meno entra in contatto con la sofferenza umana. Quando la si prova così da vicino è difficile restare immobili, e allora tutti danno una mano”. Ma la cosa più bella è vedere la risposta positiva dei pazienti. “Ricordo un signore malato di tumore arrabbiato con la vita e col mondo. Quando siamo arrivati non ha preso subito confidenza. Ma dopo due settimana l'abbiamo visto ridere e scherzare con noi. Con la flebo della chemio camminava tra i ragazzi, cantava il karaoke, sorrideva. circolava insieme ai ragazzi e 'ballava', sorrideva, cantava. Perché tutti, soprattutto a Natale, hanno diritto ad essere felici“.