Un bollettino tragico esce dalla conferenza per la 25esima Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa che si tiene ad Accra, in Ghana. Negli ultimi cinque anni sono 530 i giornalisti uccisi e l'impunità dei crimini commessi contro di loro tocca 9 casi su 10. Di questi 166 erano giornalisti televisivi, 142 appartenevano alla carta stampata, 118 erano impiegati in radio, 75 lavoravano per testate on line e 29 appartenevano a piattaforme di comunicazione incrociata. Inoltre si è registrato negli ultimi anni un aumento di altre forme di violenza contro i giornalisti che includono il rapimento, la sparizione forzata, la detenzione arbitraria e la tortura. E' quanto emerge i due ultimi report dell'Unesco sui trend globali relativi alla liberta' di espressione e allo sviluppo dei media e sulla ridefinizione delle politiche culturali.
I due report, “World trend in freedom of expression and media development” e “Re-shaping cultural policies”, analizzano quattro fattori legati al mondo dei mass media: la libertà, l'indipendenza, la sicurezza e la pluralità. In particolare, esaminano la situazione della libertà di espressione, creazione, accesso alle informazioni e alla vita culturale e la protezione delle principali e fondamentali libertà. I due documenti forniscono anche notizie aggiornate, statistiche e dati sulle nuove sfide del giornalismo e della comunicazione e sull'implementazione dei Goal delle Nazioni Unite per l'Agenda di sviluppo 2030, a partire dall'aumento dei cosiddetti “Internet shutdowns”, la chiusura della rete in diversi Paesi del mondo e più volte durante l'anno con lo scopo di impedire la diffusione di notizie, foto e video. Dai dati raggruppati nei report risulta che il numero è salito dai 18 del 2015, ai ben 56 shutdown del 2016. Inoltre, a fronte di un aumento del pluralismo nei media e del numero di persone con accesso ai contenuti nel 2012 solo (il 34% della popolazione mondiale aveva accesso a Internet, oggi è il 48%), a causa della presenza di algoritmi che tendono a creare delle “bolle” si è ristretta la scelta di luoghi che aprono nuovi dibattiti piuttosto che rinforzare convinzioni radicate.
Nel complesso i due report dimostrano che nel mondo “il giornalismo è sotto attacco” e se il pubblico che ha accesso alle informazioni è oggi piu' ampio, sono cresciute anche le occasioni che facilitano gli “hate speaches” (cioè i discorsi d'odio), la misogenia, l'odio, e soprattutto le non verificate e dilaganti “fake news”, tutti elementi che portano con loro la diminuzione della libertà di espressione e di conseguenza della libertà di stampa e che finiscono, spesso, per avere come esito l'omicidio di chi si batte per raccontare la verità: “Sono 800 i giornalisti uccisi negli ultimi 10 anni nell'esercizio dei loro compiti e di questi crimini circa 8 su 10 sono andati impuniti”, ha ricordato il rappresentante dell'Unesco.