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Il governo vuole far luce sull'export di armi in Arabia

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I termini che che regolano l'export di armamenti italiani in Arabia Saudita saranno presto oggetto di verifiche da parte del governo. Lo ha annunciato il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, sottolineando che la verifica avverrà insieme al ministro degli Ester, Enzo Moavero. “Come sapete – scrive Trenta – sono una persona che prima di parlare preferisce studiare e prendere contezza dei problemi nel loro complesso. È un mio modo di essere e ne vado fiera. Ma davanti alle immagini di quel che accade in Yemen ormai da diversi anni, non posso restare in silenzio. Se lo facessi, sarei un’ipocrita”. Una decisione che raccoglie il favore dei deputati del M5s in commissione Difesa ed Esteri, Emanuela Corda e Pino Cabras, che hanno commentato: “Finalmente ci saranno controlli serrati sull'import export delle armi”.

“Siamo lieti – sottolinea Corda – che il ministro abbia assunto una posizione netta su un argomento scomodo che ad oggi sembrava diventato un tabù“. Secondo Cabras, “è necessario avviare una serie di scrupolosi controlli nei confronti di quei soggetti che vendono armi a Paesi come l'Arabia Saudita che, ricordiamo, sono pesantemente coinvolti in aree di conflitto“. I due pentastellati precisano che “un conto è incrementare i bilanci vendendo bombe da usare sulla popolazione civile, un'altra questione ancora è produrre sistemi d'arma complessi”. Secondo loro “un Paese che perda competenze militari e non abbia una politica industriale militare moderna perde ogni residua sovranità, specie se ambisce a creare relazioni multilaterali paritarie, ancorché orientate al disarmo”. E i lavoratori? “Per uscire dalla monocultura delle bombe servono scelte politiche di grande portata – indicano i due deputati – Dopo la Guerra Fredda, quando la Germania fu riunificata, ottenne un programma comunitario per la riconversione economica e sociale delle aree troppo dipendenti dalle produzioni militari. Un'analoga scelta di livello europeo occorre anche per far uscire le comunità coinvolte in Sardegna da una monocultura economica e offrendo alternative occupazionali”.

Gli antimilitaristi e pacifisti sardi che da anni chiedono chiusura e riconversione della Rwm, la fabbrica di ordigni di Domusnovas, nel Sulcis, a pochi chilometri da Cagliari, domani, mercoledì 19 settembre, saranno a Roma, davanti all’ambasciata saudita, per un presidio di protesta.

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