Vittoria dei genitori in Perù, sconfitta per l'Onu. Dopo mesi di lotte, nell'agosto scorso la prima Sezione Civile della Corte Suprema di Giustizia di Lima ha provveduto a togliere l'ideologia gender dai curricula scolastici e nei programmi nazionali per l'istruzione di base. La richiesta ai giudici era stata inoltrata dall'associazione Genitori in azione, nonché ce n'è stata una analoga pervenuta dal Ministero per la Pubblica Istruzione. La decisione del tribunale era avvenuta in quanto la legge violava gli articoli 7 e 22 della Legge generale sull’Educazione, “secondo i quali le politiche inerenti l’educazione devono svilupparsi di comune accordo tra Stato e società e quindi tenendo particolarmente in considerazione la volontà delle famiglie”.
Le Nazioni Unite nei giorni scorsi hanno diffuso una nota per “esprimere” preoccupazione per la decisione del Perù di eliminare il gender dalla scuola. L'Onu chiede al Parlamento peruviano un tempestivo ripensamento “al fine di mantenere l'approccio all'uguaglianza di genere dell'attuale curriculum nazionale”. Perché – prosegue la nota dell'organo sovranazionale – si tratta di “una misura di protezione dei diritti dei bambini e degli adolescenti in Perù. Li aiuta a imparare e a riconoscere i loro diritti, a prevenire la violenza e a relazionarsi in modo rispettoso, giusto e pacifico”.
Alle Nazioni Unite ha risposto a tono il card. Juan Luis Cipriani, arcivescovo di Lima e primate del Perù. “Vogliamo aiutare ma non sotto il prisma della colonizzazione (perché è così che si chiama) dell'Onu, che vuole colonizzare il Perù. Onu, mantieni le tue grandi teorie per l'Europa! Rispetta che questo popolo vuole continuare ad avere una seria educazione umanistica”.
La battaglia contro il gender in Perù ha avuto grande successo tra la popolazione. Molto diffuso sui social l'hashtag #ConMisHijosNoTeMetas (Con i miei figli non si scherza).