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“Il 75% dei familiari delle vittime non conosce la verità”

“Èimportante ricordare le oltre 972 persone uccise dalle mafie nella loro vitalità, nel loro essere madri, padri, figli, sorelle, mogli e mariti, cittadini del nostro stesso mondo. Il 75% dei familiari delle vittime non conosce la verità e non può avere giustizia”.

Lo sottoliena Daniela Marcone, vicepresidente nazionale di Libera e responsabile di Libera Memoria sul Sir in prossimità della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie il prossimo 21 marzo. 

Il tema

“Terra, solchi di verità e giustizia” è il tema della XXIII edizione. Replicando la “formula” adottata negli ultimi due anni, Foggia sarà il 21 marzo la “piazza” principale, ma simultaneamente, in migliaia di luoghi d’Italia, dell’Europa e dell’America Latina, la Giornata della Memoria e dell’Impegno verrà vissuta attraverso momenti di riflessione e approfondimento. 

Triste primato

Sono 972 i nomi delle persone innocenti uccise dalle mafie inserite nell’elenco di Libera; di questi, 104 sono i minori. Il 45% di loro è stato ucciso in Sicilia, segue la Campania con il 20% e la Calabria con il 17%. Il picco di omicidi si è verificato nel 1982 e nel 1990.

Durante la Giornata verranno letti i nomi di tutte le vittime innocenti delle mafie e della corruzione. In quella occasione, Libera presenterà anche “Vivi”, un archivio multimediale, aperto e accessibile a tutti, dove sono raccolte le loro storie e un album collettivo (vivi.libera.it) con immagini e pensieri. 

La genesi

Una giornata estiva. Il sole splende sulla autostrada tra Punta Raisi e Palermo. Magistrati, rappresentanti delle istituzioni e delle forze di polizia, cittadini e studenti commemorano il primo anniversario della strage di Capaci. C’è anche don Luigi Ciotti sul luogo del dolore. Prega, in silenzio. Quando, all’improvviso, si avvicina una donna minuta: si chiama Carmela, è vestita di nero e piange. La donna prende le mani di don Luigi e gli dice: «Sono la mamma di Antonino Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone. Perché il nome di mio figlio non lo dicono mai? È morto come gli altri».Soffre, Carmela: in quel primo anniversario della strage la memoria di suo figlio Antonio, e dei suoi colleghi Rocco e Vito, veniva liquidata sotto l’espressione “i ragazzi della scorta”. 

Da questo grido di identità negata nasce, il 21 marzo, primo giorno di primavera, la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare da nessuno il suo nome. Nessuno. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome.

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