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“I consultori tutelino il diritto alla vita del concepito”

Il Movimento per la Vita, a 41 anni dall’entrata in vigore della legge 194, continua a giudicare ingiusta questa legge. Lo fa con un comunicato stampa in cui afferma che “rimuoverla è un obiettivo ineliminabile”. “Tuttavia – spiega l'organizzazione pro-vita attualmente presieduta da Marina Casini, figlia di uno dei fondatori del MpVi Carlo Casini – realisticamente, le difficoltà sono enormi visti gli attuali assetti parlamentari che ne rendono politicamente impossibile l’abrogazione. L’idea fondamentale per migliorare la situazione, in un sistema in cui l’aborto è legale e la legge non è immediatamente modificabile, è quella di non rinunciare alla difesa del diritto alla vita e di attuarla attraverso la cultura, l’educazione, il consiglio e la condivisione concreta delle difficoltà che orientano la donna verso l’aborto”.

L'impegno dei Centri di Aiuto alla Vita

Di qui l'auspicio di “una profonda riforma dei consultori familiari in modo da renderli efficace strumento di tutela del diritto alla vita dei concepiti“. Per il Movimento per Vita, “se la misericordia deve inondare le donne che vi hanno fatto ricorso – vittime anche loro – ferma deve essere la severità nei confronti di quella cultura radicale che continua a rifiutare di volgere lo sguardo anche verso il concepito, preferendo seminare censure, menzogne, e violente – oltre che infondate – accuse verso gli obiettori di coscienza e coloro che ritengono che l’aborto sia una sconfitta. In questo quadro rientra anche quell’aborto occulto dato dalle pillole del giorno dopo e dei cinque giorni dopo“. Il MpVi afferma che “alla cultura radicale ha già risposto la Corte Costituzionale nel 1997, che ha dichiarato inammissibile la richiesta di referendum promosso dal partito radicale, che voleva abbattere ogni sia pur modesto filtro all’aborto. E la Corte ha detto che il diritto alla vita del concepito è oggetto di salvaguardia costituzionale“. Il Movimento per la Vita mette a disposizione della società l’esperienza dei Centri di Aiuto alla Vita (Cav) che hanno aiutato a nascere moltissimi bambini non contro le madri ma insieme alle madri. “È urgente uno sforzo comune – conclude il comunicato – perché il riconoscimento del concepito come uno di noi divenga patrimonio comune della intera società”.

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