Cinquecento profughi in un anno e mezzo potranno raggiungere la Francia grazie all’accordo firmato oggi alla presenza del presidente François Hollande. “Ho voluto che la firma di questo progetto di accoglienza solidale di rifugiati avvenisse all’Eliseo perché è un’iniziativa in sintonia con i valori della Francia” ha detto il presidente francese. L’accordo riguarda lo Stato, la Comunità di Sant’Egidio, la Chiesa cattolica e le Chiese protestanti e aprirà corridoi umanitari sulla base dell’esperienza già attivata in Italia.
“La Costituzione della Repubblica – ha aggiunto Hollande – riconosce il diritto di asilo e impegna lo Stato e i cittadini: un impegno giuridico, ma anche un obbligo morale, nazionale e internazionale”. Secondo il presidente francese, “occorrono soluzioni nuove, sia da parte delle istituzioni, sia da parte della società civile”, per fronteggiare “un’ondata migratoria senza precedenti”, dal Medio Oriente e dall’Africa, “a causa di conflitti, miseria e cambiamenti climatici”. “Occorre lottare contro l’indifferenza, ma anche contro l’intolleranza”, ha concluso Hollande, che ha messo in guardia da “chi soffia sulle paure della gente per mettere in contrapposizione i francesi e i nuovi francesi”. Chissà se le parole del presidente francese valgono anche al confine di Ventimiglia, dove centinaia di profughi sono stati respinti dalla Gendarmerie…
Alla cerimonia era presente anche il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi: “L’esperienza dei corridoi umanitari dimostra che l’integrazione protegge più dei muri. La firma di oggi è un segno per l’Europa”. Il protocollo che istituisce i corridoi umanitari in Francia è simile a quello firmato nel dicembre 2015 in Italia con la Comunità di Sant’Egidio e le Chiese protestanti italiane e prevede, nell’arco di un anno e mezzo, l’arrivo dal Libano di 500 profughi, in maggioranza siriani. Una volta selezionati in base al criterio della vulnerabilità (donne sole con bambini, anziani, disabili, vittime di tortura), i rifugiati arriveranno in Francia con un visto umanitario e un biglietto aereo, verranno accolti da comunità, parrocchie, privati cittadini, e avviati subito verso percorsi di integrazione, grazie all’apprendimento della lingua francese.
E’ un modello che permetterebbe di arginare il fenomeno dell’immigrazione clandestina, che consentirebbe una maggiore integrazione dei profughi e sicurezza per le popolazioni. Una via in qualche modo auspicata anche dal Papa ma per la quale è indispensabile quella solidarietà che l’Europa sembra aver dimenticato.
Il protocollo è stato firmato da Bruno Le Roux, ministro dell’Interno, Jean-Marie Le Guen, segretario di Stato allo Sviluppo e alla Francofonia, Valérie Régnier, presidente della Comunità di Sant’Egidio in Francia, François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia, Bernard Thibaud, segretario generale del Secours Catholique, Pascal Delannoy, vicepresidente della Conferenza episcopale, e Jean-Michel Hitter, presidente della Fédération de l’Entraide protestante. “Oggi si realizza un sogno condiviso, che speriamo possa diffondersi in altri Paesi europei – ha affermato Valérie Régnier – perché i corridoi umanitari dimostrano che è possibile un’alternativa ai viaggi della disperazione, per contrastare l’indifferenza e la vergogna di tante morti nel Mediterraneo. È in gioco la pace e l’avvenire dell’Europa e noi lottiamo perché l’Europa possa restare il continente della pace”, ha osservato la responsabile di Sant’Egidio in Francia, sottolineando “la responsabilità repubblicana di accogliere e integrare chi fugge dalla guerra”. François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia, ha espresso la sua riconoscenza alla Comunità di Sant’Egidio per il coinvolgimento in “un progetto di grande valore di fronte ad una società indebolita e divisa”. “Il dramma dei rifugiati – ha detto Clavairoly – mette in dubbio i valori repubblicani, mentre i corridoi umanitari sono il simbolo di una società impegnata”. Bernard Thibaud, segretario generale del Secours Catholique, ha affermato che “tanti francesi desiderano accogliere e resistere così alla tentazione di ripiegarsi e cedere alla cultura del rifiuto”.