E’ un rischio altissimo quello corso attualmente da numerosi Paesi del Corno d’Africa, pericolosamente avviati verso una crisi alimentare paragonabile a quella, terribile, vissuta nel 2011. L’allarme arriva direttamente dalla Fao: l’organizzazione delle Nazioni unite ha infatti caldeggiato l’attivazione della comunità internazionale per impedire il concretizzarsi della catastrofe, descrivendo in un report di alcuni giorni fa, una situazione sull’orlo del collasso: sarebbero, infatti, già 17 milioni gli abitanti di questa zona del Continente vittime di gravi difficoltà nel reperimento di cibo, residenti in zone a forte rischio di siccità. Una condizione dovuta principalmente, spiegano gli esperti, agli effetti del fenomeno atmosferico “El Nino”, il quale provoca un forte riscaldamento delle acque e, nondimeno, manifestazioni climatiche a lungo raggio, fortemente favorenti situazioni di inaridimento del suolo.
A rischio carestia
Le prime avvisaglie di siccità sono state registrate soprattutto in Kenya, Somalia ed Etiopia, dove sono circa 12 milioni le presone con limitato accesso alle scorte alimentari, ormai esigue e fortemente inflazionate. All’orizzonte, lo spettro della gravissima carestia del luglio di sei anni fa, assai probabilmente la peggiore degli ultimi 60 anni: “Non possiamo aspettare che si verifichi nuovamente un disastro simile – ha spiegato Maria Helena Semedo, vicedirettore generale Fao, per gli eventi climatici e naturali -. L’entità della situazione richiede un’azione comune immediata e il coordinamento a livello nazionale e regionale”.
Gli effetti della siccità
Similmente a quanto accaduto nel 2011, i flussi migratori stanno interessando i Paesi maggiormente soggetti all’esaurimento delle scorte alimentari, decimate dall’assenza di piogge e gravemente condizionate dall’aumento dei prezzi. Alcuni effetti “visibili”, risultano essere il prosciugamento di molte fonti d’acqua (con conseguente moria del bestiame) e la forte insicurezza a livello economico, che rende in molti casi impossibile la permanenza nei proprio luoghi di origine: “La situazione – ha spiegato Bukar Tijani, rappresentante regionale per l’Africa – si sta rapidamente deteriorando e il numero di persone che hanno bisogno di mezzi di sussistenza e di assistenza di emergenza umanitaria è destinato ad aumentare, così come la stagione secca e magra, con un significativo impatto negativo sui mezzi di sussistenza e sui beni per la casa, oltre che sulla sicurezza alimentare e la nutrizione delle comunità rurali”.