Gli sfollati della città di Nyala (capitale del Sud Darfur nell’estremo sud del Sudan) stanno soffrendo la sete a causa del mancato funzionamento di pozzi e pompe. I serbatoi che forniscono acqua potabile a Port Sudan (città di mezzo milione di abitanti affacciata sul Mar Rosso) sono talmente a secco da non riuscire a soddisfare il fabbisogno mensile della città. Lo riporta l’agenzia Fides, l’organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie.
La crisi idrica
Gli sfollati del campo Otash a Nyala hanno lamentato una grave crisi di acqua potabile dovuta alla mancanza di carburante e alla rottura di diverse pompe e pozzi. La Water Corporation – l’azienda nazionale per la fornitura idrica – attribuisce la crisi alla pulizia dei serbatoi dal fango. Secondo quanto riferito da fonti locali di Port Sudan a Fides, il motivo sta nella riduzione del livello dell’acqua del Serbatoio di Arbaat che alimenta la città.
Il colera
Inoltre, nel sud del Paese al confine dell’Etiopia, a causa della lunga siccità e della conseguente carestia, si sono verificati numerosi casi di colera, una grave infezione batterica dell’intestino tenue che si prende bevendo acqua contaminata da feci umane. Una fonte sanitaria ha detto che nello Stato di El Gedaref sono stati registrati 30 casi della pandemia a El Saraf El Ahmer, e oltre 70 a El Mahalla; entrambi nella località El Gallabat. Ciò nonostante, riporta sempre Fides, il Ministero della Sanità sudanese continua a negare l’epidemia continuando a definire i casi riscontrati ‘diarrea acquosa acuta’, piuttosto che colera.