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Giuseppe Moscati, un santo per il 118

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Sofferenza e umanità non sono sempre andati di pari passo, nonostante l'avvicinamento al dolore del prossimo sia indispensabile per una convivenza sociale che porti comuni frutti di fratellanza. Un concetto che ha attraversato le varie epoche storiche, adeguandosi ai contesti sociali che si sono succeduti durante l'evoluzione della civiltà umana senza che, in modo uniforme, sia stato possibile identificare un momento in cui la generosità dell'uomo abbia davvero segnato la storia. Forse perché la vicinanza alla sofferenza dell'altro è un fatto di persone, di esperienze grandi nella loro semplicità, di chi possiede una vocazione che metta il servizio alla comunità come primo e imprescindibile obiettivo. San Giuseppe Moscati era uno di quegli uomini: il “medico dei poveri”, il santo degli ultimi, il docente universitario che antepose le necessità degli umili di Napoli al prestigio che il proprio ruolo di medico e insegnante gli conferiva.

Al servizio degli ultimi

La vita del santo beneventano è racchiusa tutta nella sua opera al servizio degli altri: esercitò la sua professione di medico, ottenne una cattedra come insegnante, contribuì alla ricerca in un'epoca ancora pionieristica della medicina moderna, senza tuttavia dimenticare che sia i suoi studi che la sua vocazione di medico erano innanzitutto al servizio di coloro che davvero ne avevano bisogno. Una dedizione ai bisogni primari di chi non poteva permettersi l'accesso alle cure, a cui offrire non solo un supporto sanitario ma anche e soprattutto quell'imprescindibile dose di ascolto e di vicinanza umana che rappresenta l'essenza più genuina dell'essere medico. Doti eccezionali che in Giuseppe Moscati prendevano vita, nella sua professione come nella sua dedizione al prossimo e che, oggi, rappresentano la luce guida per chiunque scelga la difficile via dell'assistenza agli altri, lì sul campo, come il santo faceva ogni giorno. Un accostamento che ha trovato concretezza nell'iniziativa del dottor Mario Balzanelli, presidente della Società italiana sistema (Sis) 118, che ha tratto ispirazione dalla vicenda umana e professionale di Moscati, tanto da avere l'idea di renderlo il santo patrono di tutti gli operatori sanitari del settore emergenze-urgenze.

Un santo, una guida

Una petizione popolare (presentata al Campus Bio Medico di Roma) è stata avviata a sostegno di un'idea che, a ben vedere, colma un vuoto finora passato inosservato: affidare l'operato del settore sanitario emergenziale alla guida spirituale di chi ha fatto di questo servizio al prossimo la propria via di santità. “Moscati rappresenta l'espressione più autentica di quel che il 118 fa come mission istituzionale – ha raccontato a In Terris il presidente Balzanelli -. Lui non si è mai risparmiato, è stato sempre il primo a recarsi dal paziente in difficoltà, a volte anche a rischio della vita. E questo era innaturale in quegli anni per un docente universitario, che uscisse dall'ospedale per precipitarsi nei vicoli a qualsiasi ora del giorno e della notte. Moscati ha sempre messo al centro di tutto lo studio, la passione e soprattutto la capacità incredibile di stare vicino agli ammalati, di trasferire in quel contatto una forza vitale immensa. Incarnava l'umanità al servizio di chi soffre, che si realizzava in un'infinita capacità di amare”. Una “visione profetica” quella della sua vita, spesa interamente al servizio degli altri, davvero “toccando le piaghe della sofferenza” e, nondimeno, le coscienze di chiunque, anche di chi non crede: “Giuseppe Moscati, per quanto mi riguarda, è l'incarnazione più autentica dell'umanesimo cristiano: rappresenta l'espressione più alta non solo dell'essere medico ma anche dell'essere uomo”.

I promotori

L'iniziativa di raccolta firme mira non solo a rendere l'operato del santo un faro per ogni operatore sanitario ma anche a rendere la sua vita un'ispirazione per l'intero sistema sanitario del nostro Paese, che tanto ha bisogno di esempi concreti ai quali guardare e da cui trarre la giusta forza per proseguire nella sua difficile missione: “Sia per i miei studi che per la mia professione – ha spiegato il professor Felice Eugenio Agrò, direttore Anestesia e Rianimazione del Campus Bio Medico -, anni fa sono entrato in contatto con la Sis 118, con cui è nata una collaborazione per adottare delle linee guida per l'assistenza su tutto il territorio nazionale, stipulando una convenzione che ha coinvolto anche il Cbm di Roma e il nucleo operativo dell'Ares 118 Regione Lazio, per produrre una collaborazione estesa anche sugli aspetti formativi e didattici, anche nelle scuole. Ci siamo poi resi conto che questo aspetto aveva bisogno di qualcuno che dall'alto ci potesse guidare. A questo punto è arrivata la proposta del dottor Balzanelli, che subito ci ha colpiti. Giuseppe Moscati, a mio avviso, è l'unico medico che fondeva la sua esperienza di luminare e ricercatore con una innata predisposizione all'assistenza dei più umili, impersonando la figura del medico in tutti i suoi aspetti, anche i più confidenziali con il paziente. Moscati era davvero la persona giusta per questo ruolo di guida per tutti gli operatori del settore emergenziale”.

Un obiettivo importante

Un progetto che sta rapidamente riscontrando successo e che, raggiunto il sufficiente quantitativo di firme, verrà sottoposto all'attenzione del presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti. Un importante risultato, però, è già stato ottenuto: aver aperto una finestra sulla complessa e coraggiosa realtà del Sistema emergenza, offrendo ai suoi operatori un motivo in più per guardare con fiducia alla propria professione, consapevoli che il toccare con mano le sofferenze del prossimo sia anche il modo migliore per donare loro il giusto conforto. O la giusta speranza.

Damiano Mattana: