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Giornata Mondiale degli Abbracci, i benefici del contatto fisico nei bambini

In occasione della Giornata Mondiale degli Abbracci Interris.it ha intervistato la psicoterapeuta Alessandra Andò

L’abbraccio è una manifestazione fisica d’affetto che provoca molti benefici a chi la fa e a chi la riceve. É infatti in grado di scatenare i neurotrasmettitori del benessere, potenziare il sistema immunitario e aumentare le connessioni neuronali che incidono sullo sviluppo cognitivo. Fin dai primi giorni di vita l’abbraccio è fondamentale in quanto favorisce il cosiddetto “attaccamento sicuro” che fa sì che il bambino senta che la figura di attaccamento è sensibile ai suoi bisogni e sa dargli protezione. Questa sicurezza lo aiuta ad acquisire fiducia negli altri e nelle proprie capacità.

Il occasione della Giornata Mondiale degli Abbracci che si festeggia oggi Interris.it ha intervistato la psicoterapeuta Alessandra Andò che ha spiegato il ruolo importante che questa manifestazione d’affetto riveste su tutti e in particolare sui .

L’intervista

Dr.ssa, perché l’abbraccio è importante?

“Il contatto fisico è fondamentale in tutti i contesti compreso quello animale. A tal proposito pensiamo al bambino nato pretermine che viene riposto in culle termostatiche in cui si cerca di ricreare un ambiente in grado di simulare il più realisticamente possibile le condizioni della vita intrauterina, dove il feto cresce accompagnato dalle cure e dalle attenzioni della mamma. Per questo motivo risulta opportuno accogliere e contenere il bambino prematuro in un apposito nido, una morbida concavità in grado di favorire il rilassamento e il sonno del neonato e simulare il tocco materno, elementi fondamentali nella promozione del suo sviluppo”. 

L’abbraccio cosa insegna a un bambino?

“Uno degli aspetti peculiari del contatto fisico è che si tratta di un senso bidirezionale. Si può vedere e non essere visti, parlare e non essere ascoltati, ma non si può toccare o essere toccati senza evitare il contatto diretto con il corpo dell’altro, per questo parliamo di “intercorporeità”. Recenti ricerche hanno dimostrato che questa reciprocità consente al bambino di sentire la presenza fisica del genitore e allo stesso tempo di fare esperienza del proprio corpo. Inoltre, il contatto fisico favorisce la percezione dei propri confini corporei e quindi la percezione di essere un individuo separato e distinto dagli altri”.

Perché l’abbraccio riesce a calmare un bambino?

“Questo fenomeno avviene anche negli adulti e accade grazie alla stimolazione dell’ossitocina che è l’ormone del buon umore che ha il potere di abbassare i livelli del cortisolo che è invece la causa dello stress, così da  aumentare la sensazione di rilassamento e di benessere. Il calore di due braccia che accolgono, è qualcosa di cui necessitiamo fin da piccoli e questo bisogno accompagna ogni essere umano per tutta la sua vita. Ecco che si comprende perché un bambino in lacrime riesce a calmarsi solo quando si trova tra le braccia di un adulto, specialmente se si tratta di quelle della madre”.

La pandemia ha distanziato, che cosa ha provocato nei bambini?

“Ha creato un deficit che specialmente i più piccoli hanno avvertito e sofferto. Non ci sono ancora studi specifici che diano una risposta sulle conseguenze della mancanza di contatto durante la pandemia sui bambini, ma sicuramente noi psicologi abbiamo notato molte caratteristiche che prima non erano così frequenti. Per esempio alcuni bambini sono molto chiusi perché non hanno avuto modo di socializzare con gli altri e fanno fatica a relazionasi con l’altro, chiunque esso sia”. 

Il ritorno alla normalità è stato difficile?

“Partiamo dal presupposto che i bambini sono gli esseri umani che maggiormente si adattano al cambiamento Non è però tutto così ovvio perché molto dipende anche dai tratti caratteriali e dal contesto in cui questo bambino è nato e vive. Per questo motivo è necessario fare un passo alla volta e bisogna avere un grande rispetto per tutti quei bambini che ancora oggi hanno più difficoltà a lasciarsi andare e tornare a un comportamento corporeo normale”.

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