Giornata del Donatore di Sangue: perché i giovani non donano

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A destra Giampietro Briola. Foto: Avis

La donazione del sangue e del plasma è un gesto molto semplice, che a livello sanitario e sociale risulta avere un impatto molto forte. Per donare basta avere un’età compresa tra i 18 e i 65 anni, ma qualora si goda di buona salute, si può arrivare anche fino ai 70 anni. I numeri del 2023 parlano di un trend in aumento, con 20 mila unità in più rispetto all’anno precedente. Nonostante ciò, nella fascia dai 18 ai 25 anni, le donazioni restano in calo.

L’intervista

In occasione della Giornata Mondiale del Donatore di Sangue, Giampietro Briola, presidente nazionale di Avis, spiega ad Interris.it che avvicinare i giovani alla donazione di sangue è una priorità fondamentale per ottenere un ricambio generazionale.

Presidente, da cosa dipende il trend negativo che coinvolge le nuove generazioni?

“Una delle prime cause è sicuramente il calo demografico che ha caratterizzato la nostra società negli ultimi decenni. Un altro motivo è che i giovani d’oggi appaiono meno sensibili all’impegno sociale, soprattutto se deve essere continuativo o periodico. Questo perché molti di loro si spostano in altre sedi per studio, altri semplicemente perché avendo un lavoro precario, si sentono in difficoltà a chiedere periodicamente il permesso per recarsi a donare. Dai 25 anni in su poi, le cose iniziano a cambiare e il trend comincia nuovamente ad aumentare”.

Ci sono errate convinzioni che allontanano i giovani dalla donazione?

“Tra le più frequenti c’è quella di credere che chi ha un tatuaggio o un piercing non possa assolutamente donare il sangue. Altri dicono invece, di non sapere che la donazione può essere fatta sempre e in modo continuativo, e non solo in caso di emergenza. Per questi motivi, per sensibilizzare i giovani, è fondamentale attivare un’informazione mirata, che riesca ad avvicinarli, dando loro le giuste nozioni”.

Come fare questo?

“Nel corso degli anni la comunicazione è senz’altro cambiata e i giovani non usano più i canali su cui noi tutti ci eravamo sintonizzati. Non possiamo ignorare questo cambiamento e per ottenere un riscontro significativo negli ultimi anni abbiamo cercato di adattarci alle loro abitudini comunicative. Per questo motivo facciamo sensibilizzazione tramite alcuni social come Instagram e Tik Tok e ci siamo accorti che i risultati di queste campagne stanno arrivando”.

La donazione non è solo un atto di generosità. Che cosa comporta a chi dona?

“Innanzitutto aiuta i cittadini a mantenere un corretto stile di vita, conservando il massimo rispetto verso la propria persona e verso i pazienti a cui poi il proprio sangue viene dato. Inoltre, la donazione periodica è anche una forma di di educazione sanitaria e allo stesso tempo un’efficace forma di medicina preventiva, in quanto chi dona usufruisce di controlli periodici per un check up del proprio stato di salute”.

Elena Padovan: