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Giornata contro la violenza sulle donne. La testimonianza di Fernanda Bolzon

La storia di Fernanda Bolzon, intervistata da Interris.it, donna e madre che ha trovato il coraggio di mettere fine alla violenza domestica

La Giornata contro la Violenza sulle Donne di questo anno si celebra al culmine di una settimana macchiata dal sangue di una giovane donna, morta per mano di chi tanto diceva di amarla. Si tratta di uno scenario che purtroppo oramai conosciamo fin troppo bene e di una catena che la nostra società non riesce a spezzare, tanto che da gennaio 2023 le vittime di femminicidio superano il centinaio.

Numeri

Lo stesso Istat comunica nei primi tre trimestri dell’anno in corso la violenza riportata al numero di emergenza dedicato, 1522, è preminentemente di tipo domestico e questo spiega anche elevata percentuale dei casi di violenza assistita. Il 24,8% delle vittime che hanno chiesto aiuto hanno paura di morire, mentre i 2/3 di esse provano ansia e il 24,3% si sente in grave stato di soggezione.

L’intervista 

Interris.it ha intervistato Fernanda Bolzon, madre veneta di due figli e donna che ha subito sulla propria pelle la violenza di un uomo. Lei ha avuto la forza di denunciare e il suo gesto l’ha salvata e le ha permesso di ricominciare con i suoi bambini un nuovo capitolo della sua vita. Ad aiutarla in questo percorso di rinascita l’Organizzazione SOS Villaggi dei Bambini, che l’ha accolta nel programma “Mamma e Bambino” attivo nella sede di Vicenza.

Fernanda, questo uomo è arrivato in un momento molto duro per la tua famiglia. Che cosa è accaduto?

“Io da poco avevo perso mio marito e da sola mi occupavo della quotidianità dei miei figli. In questo periodo di estrema fragilità ho conosciuto un uomo che sembrava potesse essere la persona giusta che mi avrebbe aiutato a ritrovare una sorta di quadretto familiare di cui sentivo l’esigenza. Molto presto però la bolla di sapone è scoppiata e questa persona si rivelò essere molto possessiva e violenta. Controllava ogni mio momento, mi chiamava più volte al giorno per essere sicuro che mi trovassi a lavoro ed era geloso del mio passato e delle mie amicizie, tanto che mi fece tagliare i ponti con tante persone”. 

Che atmosfera c’era in casa?

“Pesantissima, io e mei figli ogni giorno sopportavano le sue bestemmie e i suoi maltrattamenti verbali e fisici. Per lui ogni motivo era buono per arrabbiarsi e inveire contro di noi. Anche le posate messe male, i bambini che non mangiavano l’insalata o che non lo chiavavano papà, lo facevano imbestialire. Mi metteva le mani attorno al collo, minacciandomi che prima o poi mi avrebbe ammazzato. Lui non lavorava ed io con i miei sacrifici lo mantenevo, ma tutto questo non bastava per renderlo tranquillo”.

La violenza in casa come si ripercuoteva suoi tuoi figli?

“Naturalmente avevano paura e ad un certo punto quegli atteggiamenti violenti avevano iniziato ad influenzarli, tanto che in alcune occasioni loro stessi erano aggressivi. Fortunatamente si è trattato di una parentesi e quando tutto è finito sono riusciti a tornare i bambini dolci di prima”. 

Fernanda, tu ad un certo punto hai reagito. Quanto è importante avere il coraggio di denunciare?

“Credo sia l’arma fondamentale per salvarsi. A volte si rimanda per vergogna, ma ogni donna deve capire che la nostra vita è più importante di ogni forma di pudore. Ognuno di noi deve trovare la propria forza per farlo, io l’ho trovata nei miei figli e nel dolce ricordo di mio marito con cui avevo trascorso gli anni più belli della mia vita. Non potevo rinunciare a tutto ciò e ho contattato il servizio tutela minori, ho denunciato e da quel momento sono stata accolta al SOS Villaggi dei Bambini di Vicenza, dove ho trovato delle persone competenti che ci hanno aiutati nel migliore modo possibile”.

Qui come è stata la vostra quotidianità?

“Ho iniziato un percorso importante perché dovevo riacquisire il mio ruolo di genitore. Nel centro ci sentivamo protetti e abbiamo raggiunto la consapevolezza che saremmo potuti tornare ad essere le persone di prima, anzi diventare più forti. Fin dal primo giorno ci siamo sentiti accolti in una grande famiglia in cui potevamo esprimerci e liberarci dei tanti pesi che quella situazione ci aveva provocato. Solo dopo il definitivo allontanamento di quell’uomo,  noi siamo potuti ritornati a casa”.

Fernanda, in questi giorni tutta Italia piange Giulia Cecchettin, ennesima vittima di femminicidio. Noi tutti come possiamo salvare queste giovani donne?

“Io stessa faccio fatica a rispondere a questa domanda perché quando una persona è dentro a una situazione del genere a volte non si rende conto della gravità. La società in cui viviamo purtroppo molto spesso non aiuta i genitori a educare i figli all’amore vero verso l’altro. Per questo motivo io sono convinta che servano dei percorsi nuovi per le famiglie di educazione affettiva. Solo così potremmo cambiare gli atteggiamenti di quei figli che un giorno diventeranno uomini e modificare la sorte di molte donne”.

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