Panno verde, monetine, banconote e l'immancabile fetta di panettone nel piatto. L'azzardo, da tempo immemore, fa parte dei rituali natalizi. Ci si riunisce fra amici o in famiglia per tentare la fortuna, farsi quattro risate e consumare gli avanzi dei lauti pasti festivi. Una tradizione all'apparenza innocua che, tuttavia, cela insidie per quanti col gioco hanno un rapporto complicato o, peggio, sono affetti da ludopatia. Ce ne parla l'avvocato Mariangela Servino del Codacons, associazione a tutela dei consumatori che ha promosso e vinto una class action contro lo Stato proprio sul tema del gioco d'azzardo.
Tra le tradizioni del Natale c'è anche quella delle giocate, non solo tombola e Mercante in fiera, ma anche poker e lotterie. Può essere considerato un periodo da “bollino rosso” per la ludopatia?
“Assolutamente sì. In questo periodo le giocate aumentano. Pensiamo, ad esempio, alla Lotteria Italia di Capodanno. Non solo: nonostante la crisi sia alle spalle molti cittadini tentano la fortuna per rimpinguare le casse familiari”.
Quante persone in Italia sono interessate dal fenomeno?
“I dati del ministero della Salute parlano chiaro: il 54% degli italiani ha giocato almeno una volta quest'anno”.
Non tutti però sono affetti da ludopatia…
“No: i giocatori problematici coprono dall'1,3 al 3,8% di tale stima. Quelli patologici dallo 0,5 al 2,2%. I dati, in ogni caso, sono in costante aumento. Per questo noi ci stiamo adoperando con battaglie legali, ogni giorno, settimana e mese. L'obiettivo della nostra azione è fare prevenzione e contenere un fenomeno che sembra inarrestabile”.
Quali segnali un familiare dovrebbe interpretare come campanello d'allarme di una patologia in atto o in nuce?
“Nervosismo, debiti di gioco, il trascorrere diverse ore fuori casa. Tempo fa abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma sul caso, uscito anche sui media, di quel papà che ha lasciato il figlio in auto sino alle 3 di notte per giocare all'interno di una sala slot a Ostia. Preso completamente dalla sua attività si era completamente dimenticato del bambino, che è stato visto da un passante, il quale ha subito chiamato i carabinieri. Comportamenti come questi vanno letti come sintomi di una ludopatia”.
Nei mesi scorsi il Codacons ha rivolto un appello ai vip che prestano la propria immagine per pubblicizzare il gioco. Personaggi, tavolta, impegnati nel sociale in altri ambiti. Questo significa che il problema è sottovalutato?
“Sì, riteniamo che sia sottovalutato. Ovviamente non giudichiamo le scelte dei vip, anzi, pensiamo che in certe circostanze ci sia stata anche un po' di ingenuità nel prestare il proprio volto a questi spot. Detto questo la legge 208 del 2015 all'articolo 1 vieta espressamente le pubblicità che, fra le altre cose, utilizzino personaggi e persone direttamente e primariamente legati ai minori e possano generare interesse diretto su di loro. Dobbiamo pensare che la popolarità può esercitare un'influenza sia positiva che negativa in tema di icentivo al gioco”.
Come Codacons avete promosso la prima class action italiana contro lo Stato sul gioco d'azzardo che vi ha permesso di ottenere risultati importanti…
“La class action riguardava gli inadempimenti di ministero della Salute, Agenzia delle dogane e Conferenza unificata. Queste autorità, negli anni, hanno omesso di emanare le linee guida su prevenzione, contrasto, cura e la riabilitazione dalle ludopatie, previste da specifiche normative. Nell'azione sostenevamo che questa condotta abbia a sua volta incentivato il gioco d'azzardo. Prima il Tar del Lazio e poi il Consiglio di Stato ci hanno dato ragione su tutti i fronti”.
La legislatura è agli sgoccioli. Cosa chiedete al prossimo governo?
“Di promuovere l'adozione di misure che vietino completamente la pubblicità del gioco. Numerosi esperti sostengono che gli impulsi derivanti da spot e cartelloni incentivano ancora di più il desiderio di giocare d'azzardo. La normativa a oggi in vigore vieta i passaggi pubblicitari televisivi solo in determinati orari. Noi ci batteremo affinché venga completamente abolita”.