Corsi facoltativi su temi sensibili nelle scuole senza il consenso dei genitori: il tema periodicamente si ripropone. Anche nella provincia di Brescia, nell’anno scolastico scorso, genitori di diverse scuole hanno lamentato la loro presenza. È per questo che l’avv. Piercarlo Peroni, referente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli – Family Day di Brescia, insieme al prof. Massimo Gandolfini, presidente nazionale dello stesso Comitato, hanno organizzato diversi incontri formativi in vari comuni per sensibilizzare i genitori sulla necessità che essi tornino nelle scuole per collaborare con gli insegnanti e vigilare sui corsi che vengono svolti. Al microfono si sono alternati quattro relatori ed esattamente i due referenti per Brescia del Comitato – dott. Daniele Torri ed avv. Piercarlo Peroni -, oltre a don Redento Tignonsini ed Emanuele Pizzatti.
Medico e genitore, Torri ha affrontato il tema del bullismo e cyberbullismo. Fondamentale – ha osservato – è “favorire momenti di socializzazione positiva al di fuori del contesto scolastico con i propri compagni di classe, invitare il proprio figlio a chiedere aiuto, coinvolgerlo nel trovare soluzioni, confrontarsi con altri genitori, potenziare l’autostima e l’autonomia dei propri figli”. Ha sottolineato che ognuno di questi suggerimenti è vano se prima non si trova il tempo per stare con loro, se non li si ascolta per poter poi dialogare, se non li si ama in modo autentico. Torri ha dunque affrontato la questione delle dipendenze da sostanze (alcol, droghe, ma anche cibo e farmaci, nonché internet, smartphone, azzardo, pornografia, shopping). Ha portato all’attenzione dell’uditorio la deriva antropologica in corso, l’enfatizzazione del soddisfacimento dell’io e delle sue voglie e, citando Papa Benedetto XVI, di come sia necessario tornare al principio, all’unica dipendenza di cui valga la pena, la dipendenza da Dio e dal suo Amore.
La parola è quindi passata all’avvocato e nonno Peroni, che ha ricordato le leggi internazionali che consegnano ai genitori la responsabilità e il compito educativo, nate in seguito a passaggi storici tragici caratterizzati da una forte presenza dello stato nelle tendenze educative. Citando l’art. 30 della Costituzione che sancisce il dovere e il diritto dei genitori ad istruire ed educare i figli, ha sottolineato che “le altre agenzie educative sono quindi chiamate a collaborare con le famiglie in ruolo di sussidiarietà, di aiuto, di affiancamento, nel rispetto delle credenze, abitudini e scelte educative di ogni singola famiglia”. Diviene pertanto fondamentale per i genitori una partecipazione attiva e costruttiva nei vari organismi scolastici quali: assemblea dei genitori, consigli di classe, di interclasse, di istituto. Di qui la raccomandazione ai genitori a dedicare tempo all’osservazione dei progetti proposti dalle scuole dei loro figli, “spesso purtroppo rivestiti di buoni titoli e sottotitoli ma di contenuto assai opinabile o in contrasto con il modello educativo da loro sviluppato in famiglia”.
Don Redento Tignonsini, che nel 1976 ha aperto la prima casa di recupero per ragazzi tossicodipendenti, ha letto al pubblico alcune lettere scritte da ragazzi che hanno vissuto nelle sue case, brevi e intensissime testimonianze scritte nei momenti più difficili della vita di chi possiamo immaginare come uno dei nostri figli di oggi. Richieste di aiuto e denunce allo stesso tempo di necessità e bisogni ancora attuali. Il sacerdote ha spiegato che tutti i “no” sono limiti alle libertà che i ragazzi istintivamente respingono. La vita – ha affermato – deve essere rivolta ai “sì” verso tutto ciò che è bello e buono. “Innamorarsi dell’acqua ci aiuta a dimenticare la dipendenza dal vino, innamorarsi della vita ci aiuterà a dimenticare la cultura di morte”, ha osservato. Don Tignonsini ha quindi invitato a “considerare sempre che il nostro figliolo è un essere diverso da noi e potenzialmente sempre migliore, avrà reazioni e sentimenti suoi diversi da quello che avremmo voluto noi”.
Gli esempi concreti di intervento dei genitori nella scuola sono stati invece spiegati da Emanuele Pizzatti. Ad esempio ha parlato di un gruppo di genitori che hanno chiesto e ottenuto dai dirigenti scolastici l’eliminazione di un libro che “conteneva paragrafi discutibili sul concetto di famiglia e gravidanza”. Ha poi citato il caso del liceo “De André” di Brescia, dove con la scusa della lotta al bullismo omofobico, sono stati predisposti la visione di film a tema lgbt e “incontri con delegati testimoni della bellezza dello stile di vita gay, naturalmente senza alcun consenso genitoriale e senza che l’iniziativa fosse stata presentata in dettaglio ai genitori”. Pizzatti ha spiegato che “dopo segnalazione agli organi competenti da parte del Comitato Articolo 26, una associazione rappresentativa dei genitori, la scuola ha presentato il progetto ai consigli di classe, convocati d’urgenza, ottenendone un quasi totale rifiuto”. Ha ulteriormente rappresentato la reale possibilità di ottenere ascolto e la forza dell’azione che anche pochi genitori possono mettere in pratica, il racconto di un insegnante di liceo che si è dovuto scusare dopo aver redarguito delle studentesse intimando loro di non farsi portare via il diritto all’aborto ottenuto con tanta fatica ed oggi messo in discussione da gruppi “ultracattolici”. Già vari incontri sono stati realizzati in alcuni comuni ed altri seguiranno in questa informativa capillare.