Birra eccellente, ma soprattutto riflessione e spiritualità. È questo il senso dell’esperimento assai ben riuscito del “Friar” di Monza, locale che apre il suo ingresso una volta al mese e che richiama centinaia di giovani tra i 18 e i 35 anni. L’idea nasce da Frate Ivano — originario di Padova che, insieme ai suoi fratelli francescani Gianbattista, Antonio e Francesco — ha deciso di trasformare le strutture dell’antica filanda del convento francescano del Santuario della Madonna delle Grazie nel Friar.
Ogni serata è diversa dalla precedente
All’inizio i frati anziani del convento, che si trova a ridosso del fiume Lambro, avevano più di qualche perplessità. Adesso, invece, anch’essi assistono ai tanti momenti di felicità che il locale genera fra i ragazzi che lo frequentano. Spensieratezza sì, ma con una regola inderogabile: si possono bere al massimo tre bicchieri a sera. Che si apre con la Keller, “bionda” a bassa fermentazione, o con la Apa dal gusto agrumato. Va da sé che si tratta di birre pluripremiate, prodotte come nella migliore tradizione da un altro convento, quello dei frati Barnabiti del Carrobiolo nel centro storico di Monza. E per coloro che non amano la birra, ci sono anche tisane e biscotti. Inoltre le serate hanno tutte un tema diverso. Ad esempio è stato realizzato un percorso sui cinque sensi per riflettere sul gusto, sulla differenza tra ascoltare e sentire, fra guardare e vedere, sul tatto per entrare in relazione. I più scettici e non solo si staranno chiedendo il costo di tutto ciò. Ebbene, i frati non hanno mai voluto considerare il Friar come un’attività a scopo di lucro, per questo i visitatori non sono per loro dei “clienti”, ma degli ospiti. Tuttavia, alla luce anche dei costi per mantenere vivo il Friar, i frati chiedono comunque che – chi volesse aiutarli nell’iniziativa – lasci un’offerta libera all’interno di una damigiana. Il denaro viene utilizzato esclusivamente per per la manutenzione generale del Friar, nonché per abbellirlo e intonacarlo.
La svolta nel 2016
Anche la chiusura, prevista per la mezzanotte, è una regola immodificabile. A quell’ora molti dei giovani presenti non si trasferiscono in un altro posto ludico nelle vicinanze. Anzi aiutano i frati a sistemare e chiudere il locale o collaborano con loro nella vicina mensa per le persone indigenti. Occorre sottolineare che dal 2016 Monza è stata scelta come Centro della pastorale giovanile francescana del Nord Italia. Fatto che ha senza dubbio favorito l’afflusso di tanti giovani da altre regioni, infatti esiste una fruttuosa collaborazione con i centri di Torino, Bologna e Vicenza.
Un posto aperto a tutti
Chi vuole può anche raccogliersi in preghiera nella cappella al primo piano del convento. In ogni caso, per frequentare il Friar non c’è nessun obbligo di essere credenti e, tra i ragazzi, ci sono anche non cattolici o non praticanti, che trovano nella struttura della città brianzola un ambiente accogliente dove è facile parlare con i coetanei e fare amicizia. Tuttavia, per partecipare alle serate, visti gli spazi contenuti della filanda, occorre che i giovani interessati segnalino la loro prenotazione sulla pagina Facebook dell’iniziativa, così da rendere più semplice l’organizzazione sia per i frati, sia per i giovani dello staff. L’obiettivo di chi ha realizzato questo locale, che sta raccogliendo un successo invidiabile e invidiato, è quello di divertirsi in modo sano, trascorrere una serata in allegria e gioia. E forse, in questo caso, anche San Francesco approverebbe.