Nel maggio scorso il Ministero dell'Agricoltura, presieduto ancora da Maurizio Martina, ha diffuso una circolare che dà il via libera al mercato della canapa con contenuto di thc inferiore allo 0,2%, della cosiddetta cannabis light, anche se i negozi che vendevano questo prodotto erano aperti in tutta Italia già da un anno. Quell'intervento non è servito però a sedare le polemiche, rinfocolate soprattutto dopo che a fine giugno il Consiglio superiore di sanità (Css) ha emesso un parere secondo il quale “non può essere esclusa” la pericolosità della cannabis light.
La battaglia di Fontana contro la droga
Alla luce di questo parere, il ministro della Famiglia con delega per la lotta alle tossicodipendenze, Lorenzo Fontana, vuole vederci chiaro. Scrive oggi su Facebook l'esponente della Lega: “Ho già dato disposizione agli uffici di approfondire gli aspetti legati ai presupposti giuridici in base ai quali certi prodotti a base di cannabis sono oggi venduti al pubblico in assenza di una specifica regolamentazione. Nel nostro progetto il Dipartimento per le politiche antidroga deve consolidarsi come una vera e propria cabina di regia, veicolando e coordinando le azioni di governo, i flussi informativi e promuovendo anche mirate campagne di informazione e prevenzione“. La relazione annuale della Direzione Centrale Servizi Antidroga è un campanello d'allarme su cui pone attenzione Fontana: “Nella popolazione studentesca (tra i 15 e 19 anni) ci preoccupa, ma allo stesso tempo ci stimola ad intervenire efficacemente e precocemente, il dato che il 25,8% fa uso di cannabis, il 10% di nuove sostanze psicoattive, 1,9% di cocaina e 0,8% di eroina”. “Puntiamo al potenziamento della prevenzione e alla sensibilizzazione delle famiglie – continua su Facebook -, al consolidamento del rapporto con le scuole e allo sviluppo di progetti comuni oltre che al potenziamento dei flussi informativi, del sistema di allerta precoce del Dipartimento Politiche Antidroga (efficace strumento per identificare in tempi ragionevoli le nuove sostanze introdotte sul territorio italiano)”.
Ramonda (Apg23): “No distinzione tra droghe leggere o pesanti”
In prima linea contro ogni tipo di droga è anche l'associazionismo. Netto sul tema è Giovanni Paolo Ramonda, presidente dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, la quale nel 1980 – ricordava lui stesso su In Terris – “ha aperto la prima Comunità terapeutica per il recupero delle persone affette da dipendenze patologiche. Oggi Apg23 gestisce 22 Comunità Terapeutiche in Italia, 12 all’estero, in cui sono accolte oltre 300 persone“. Il presidente dell'Apg23 si è espresso anche contro la presenza dei cannabis shop. Secondo Ramonda, infatti, il parere del Css “ha svelato l’inganno che si cela dietro il business nato nell’ultimo anno sfruttando l’ambiguità di una legge. Si tratta di un palese tentativo di legalizzare totalmente la cannabis, giocando sull’uso del termine ‘light’. Nella comunità scientifica non esiste una distinzione tra droghe leggere o pesanti. Le droghe producono dipendenza, perdita del senso di realtà, annullamento della coscienza morale, dunque sono dannose per la salute. Per un riscontro basta vedere quanti incidenti stradali mortali sono causati da persone che guidano sotto l’effetto di droghe ed alcol. Legalizzare le droghe è uccidere i giovani, specialmente quelli più fragili”.