Un anno fa il Comune di Perugia aveva negato la trascrizione dell'atto di nascita di un bambino nato in Spagna, tramite inseminazione eterologa, da una mamma unita a un'altra donna. La motivazione del rifiuto era che la trascrizione sarebbe stata “contraria all'ordine pubblico”.
Ne era seguita una polemica, finita anche dentro il consiglio comunale del capoluogo umbro, con la protesta delle opposizioni. Chi aveva criticato la scelta può oggi ritenersi soddisfatto: i giudici del Tribunale di Perugia hanno ordinato al sindaco, Andrea Romizi, l’immediata trascrizione integrale dell’atto di nascita del piccolo Joan. “Giustizia è fatta”, esultano i legali delle due donne.
Ma è ampio il dissenso. “Da Perugia arriva l’ennesima e vergognosa sentenza della giurisprudenza creativa“, afferma Massimo Gandolfini, presidente del Family Day. “Ancora una volta viene negata l’esistenza del padre per via giurisprudenziale e viene implicitamente detto che tutto ciò che consente la scienza è lecito, malgrado la legge 40 vieti l’eterologa ai single e alle coppie dello stesso sesso”, prosegue il neurochirurgo.
“Tutto questo risulta ancora più grave e contrario alla legge italiana, se si considera che, contemporaneamente, le Sezioni Unite della Cassazione stanno trattando un caso simile ma a sessi invertiti – aggiunge l'esponente del Family Day -. Il massimo organo della Suprema Corte deve infatti pronunciare, per la prima volta, una parola definitiva su un caso di bambini ottenuti con utero in affitto all’estero e portati in Italia da una coppia dello stesso sesso”. “Il buon senso e la buona pratica giuridica avrebbero richiesto di aspettare questa decisione sulle finte genitorialità ottenute tramite l’acquisto di gamenti o l’affitto di uteri”, conclude Gandolfini.