Afebbraio 2018 il Collettivo per il rispetto della persona, rete internazionale di associazioni femministe, ha diffuso in un comunicato stampa i contenuti di un intervento indirizzato alla Conferenza Permanente dell'Aja sul Diriitto Internazionale Privato chiedendo di:1) non offrire alcun sostegno a livello internazionale alle pratiche di maternità surrogata; 2) riconoscere la necessità di una Convenzione internazionale per l'abolizione delle pratiche di maternità surrogata, in analogia con quanto già realizzato contro la schiavitù, con iniziative anche presso le Nazioni Unite.
Lo riporta il Cisf – Centro Internazionale Studi Famiglia. Il Collettivo, sottolineando che la maternità surrogata “è contraria alla legge internazionale sui diritti umani”, chiede che avvenga “un cambiamento radicale di prospettiva nel modo in cui viene affrontata la questione”. Le femministe ricordano che questa pratica “è un enorme mercato di diversi miliardi di dollari, interamente costruito sulla proprietà del corpo femminile e sulla trasformazione dei bambini in merci. Non è una tecnologia riproduttiva (tecnicamente, non è altro che fertilizzazione in vitro), ma una pratica sociale sfruttatrice, che deve essere abolita“.
Nel comunicato si ricorda che la surrogazione è la vendita di un bambino, nel significato del Protocollo addizionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia. Questo protocollo definisce la vendita di bambini come segue: “Vendita di bambini indica qualsiasi atto o transazione in cui un bambino è trasferito da una persona o gruppo di persone a un altro per remunerazione o qualsiasi altra considerazione“. Tale transazione – osservano le femministe – “è precisamente al centro della maternità surrogata, che si basa sulla cessione del figlio da parte della madre ai clienti, in cambio di una remunerazione o di un 'compenso'“. E – prosegue la nota – “l'oggetto di questo scambio commerciale non è solo la gravidanza o la consegna, è il bambino stesso, la cui parentela materna viene trasferita ai genitori in commissione. Qualunque sia il modo in cui la lingua è dispiegata per coprire artificialmente questa realtà, non può essere nascosta”.
Il Collettivo ricorda inoltre che “la surrogazione non è un semplice abbandono programmato, ma in molti casi un abbandono forzato. La madre, la donna che ha partorito il bambino, non è altro che un utero. Tale acquisizione della vita e del corpo di un individuo non si era mai vista dall'abolizione della schiavitù”. Si ricorda che sempre più Paesi stanno capendo che c'è uno sfruttamento dietro questa pratica e la stanno proibendo in modo incondizionato (Cambogia), in caso di compensi (Thailandia) e almeno per gli stranieri (India, Nepal, Messico).