Nel film “The Terminal” un uomo – interpretato da Tom Hanks – resta bloccato nell'aeroporto di New York a seguito della caduta del suo governo, fatto che rende inservibili i suoi documenti. All'interno dello scalo, l'uomo deve ingegnarsi per mangiare, lavarsi e trovare un posto dove dormire. La storia raccontata nel film del 2004 è ispirata a un caso vero. Ed è molto simile a quello che sta vivendo una famiglia dello Zimbabwe che da circa tre mesi vive nell'area partenze dell'aeroporto Suvarnabhumi di Bangkok.
Tutta colpa di un visto
Il nucleo familiare, composto da quattro adulti e quattro bambini tutti al di sotto degli undici anni, è arrivato lo scorso maggio a Bangkok con un visto turistico ma, anche dopo la scadenza del documento, ha continuato a vivere nella capitale thailandese. Lo scorso settembre, la famiglia ha provato ad imbarcarsi su un volo diretto in Spagna, ma le autorità aeroportuali lo hanno impedito in quanto le otto persone risultavano sprovviste di un regolare visto per l'area Schengen.
La storia emersa su Facebook
L'odissea della famiglia è emersa grazie ad un post pubblicato su Facebook da un dipendente dell'aeroporto di Bangkok. L'uomo, infatti, ha pubblicato una sua foto mentre consegna un regalo di Natale ad uno dei bambini raccontando l'incredibile storia di quella famiglia. Ad ottobre il gruppo ha provato a raggiungere l'Ucraina, ma sono stati rispediti all'aeroporto di Bangkok. Per loro, secondo quanto affermano, non è possibile tornare in Zimbabwe in quanto temono di essere perseguitati dalle autorità. In Thailandia, Paese che non concede lo status legale di rifugiati e richiedenti asilo, la storia ha suscitato la curiosità di molti. Quello che resta da capire, è come una famiglia di otto persone abbia potuto vivere per tre mesi in uno scalo aeroportuale senza che nessuno si preoccupasse della loro sorte.