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EMERGENZA UMANITARIA IN IRAQ: OLTRE 3,6 MILIONI DI SFOLLATI

In due anni, almeno 3,6 milioni di persone sono state costrette a lasciare la propria casa, in Iraq, a causa dell’avanzata dello Stato Islamico. È un allarme umanitario, dal governo iracheno, che ha parlato appunto di “una crisi umanitaria”, in mancanza di risorse per gestire l’emergenza.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), già nel febbraio scorso, aveva denunciato 3,2 milioni di sfollati a seguito della guerra nel Paese contro l’Isis, con l’intervento delle forze internazionali.

Il ministro di Baghdad per la Migrazione, Jasem Mohammed, ha dichiarato che, in soli tre mesi, il drammatico conteggio delle persone fuggite dalle province nel centro e nel sud dell’Iraq in mano agli jihadisti del Califfato è arrivato a 3,6 milioni. Circa 600mila avrebbero fatto ritorno nelle proprie città, dove queste sono state liberate dall’esercito governativo e dalle forze alleate nella lotta all’Isis.

Amnesty International aveva denunciato la “crisi umanitaria senza precedenti” che vive il popolo iracheno, in particolare dopo la presa di Mosul, da poco più di un anno, da parte dei miliziani dello Stato Islamico, che sono responsabili di atroci delitti contro l’umanità, con uccisioni di massa, stupri, uccisioni barbare anche di donne e bambini, e di giovani che si rifiutano di lottare tra le fila del Califfato, alcuni sepolti vivi.

Il governo centrale e le autorità irachene curde hanno lanciato numerosi appelli, finora rimasti inascoltati nei fatti, sulle condizioni degli sfollati. Gravi violazioni dei diritti umani fondamentali sono compiute anche dalle milizie sciite che agiscono impunemente in rappresaglie, rapimenti e sparizioni forzate, uccisioni e distruzioni di villaggi, contro le comunità sunnite.

L’appello è a un’azione concertata per garantire che un’adeguata protezione e assistenza umanitaria agli sfollati del conflitto, che includa riparo, cibo, acqua, servizi igienici e assistenza medica essenziale, e un passaggio sicuro verso un rifugio sicuro. Per quanto riguarda, poi, le operazioni di fornitura di armi, viene chiesto che, durante il trasferimento e all’arrivo, siano adottate misure di sicurezza per ridurre il rischio che le armi siano usate invece per commettere violazioni del diritto internazionale umanitario.

La Cooperazione italiana contribuisce agli sforzi internazionali per contenere la crisi umanitaria in Iraq, in particolare nell’area di Fallujah, con un milione di euro, di cui 650mila a favore del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) e 350mila per l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati (Unhcr). Secondo le recenti stime delle Nazioni Unite, infatti, sarebbero oltre 50mila le persone bloccate in città, di cui almeno 20mila bambini, in condizioni precarie per l’assenza di cibo, acqua potabile e medicine. Il contributo italiano al Cicr è finalizzato alla distribuzione di aiuti alimentari e beni di prima necessità a favore di oltre mille famiglie sfollate, nonché per le attività di protezione, assistenza e di ricongiungimento familiare nei campi per gli sfollati. Ai civili in fuga, sfollati da Falluja verso Amiriyat al Falluja, nello stesso Governatorato di Anbar, saranno distribuiti kit di prima necessità.

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