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Ecco cosa chiedono le famiglie ai candidati

Politiche favorevoli alla famiglia. In vista delle elezioni europee che si terranno il prossimo 26 maggio, immancabile è l'appello che la Fafce, la Federazione delle associazioni familiari cattoliche presenti nei Paesi dell’Unione europea, lancia ai candidati. Il manifesto – che verte sui temi della natalità, della giustizia fiscale, del lavoro, del rispetto della vita – sarà presentato a Bruxelles il prossimo 2 aprile ed è stato riportato dall'Agensir. Si tratta di un vero e proprio decalogo che i candidati sono invitati a firmare.

Inverno demografico

La lotta all'inverno demografico, vero e proprio flagello per molti Paesi Ue, è una delle priorità. Al primo punto del decalogo il candidato si impegna “ad aumentare la consapevolezza in merito al declino demografico dell’Europa, proponendo provvedimenti e strumenti concreti volti a mutare gli attuali orientamenti”. L'intento è quello di incoraggiare una “primavera demografica”. Il “family mainstreaming” è il secondo punto: “La famiglia è la pietra angolare della società. L’Ue deve tener conto delle famiglie europee in tutte le sue decisioni, rispettando il principio di sussidiarietà”. Da qui l’impegno a promuovere il concetto di valutazione d’impatto familiare per ogni politica settoriale.

Giustizia fiscale

Non manca un riferimento al ruolo dell'associazionismo familiare. “Le associazioni familiari sono la voce delle famiglie articolandone autenticamente i fabbisogni e aumentando il loro impegno nella società civile”. Ne consegue la necessità di far riconoscere “il contributo e il ruolo dell’associazionismo familiare nella definizione e nello sviluppo dei programmi europei”. Nel terzo punto si affronta poi il nodo della giustizia fiscale: L’“economia al servizio della famiglia”, considerando che essa è “fonte di resilienza per la società e un aiuto nell’alleviare le difficoltà delle finanze pubbliche”. In questo senso servono “politiche pubbliche che riconoscano la dignità della famiglia e il suo ruolo economico fondamentale per il bene comune, lavorando a favore della giustizia fiscale e promuovendo buone pratiche come la ‘Carta europea della famiglia’”.

Lavoro

Difficile che i giovani vengano incoraggiati a metter su famiglia se manca il lavoro. Ecco allora che si chiedono politiche che “considerino il mercato del lavoro non solo in termini di economia e di finanza, ma che si focalizzino innanzitutto sui talenti personali, come attiva modalità di partecipazione al bene comune e strumento di prevenzione della povertà”. Esplicita poi la richiesta di riconoscere il valore del lavoro casalingo e del volontariato “come fondamentali contributi di coesione sociale”. Nel sesto punto – sempre per rimanere in tema lavoro – si chiede un impegno alla conciliazione famiglia-lavoro, che “dovrebbe essere un punto da cui partire per la definizione delle condizioni lavorative, per offrire modi di vita e di condivisione del tempo tali da garantire il mantenimento di dinamiche demografiche positive e contribuire così alla coesione sociale”. Ai politici di tutti i Paesi dell’Unione si chiede di “favorire una migliore articolazione dell’equilibrio tra vita familiare e vita professionale per il bene della famiglia, includendo la domenica come giorno di riposo settimanale per tutti”.

No al gender e rispetto della vita

Si affronta quindi la questione antropologica, chiedendo l'impegno a “riconoscere la complementarietà tra uomo e donna, rifiutando ogni tentativo di cancellare le differenze sessuali attraverso politiche pubbliche”. Uomo e donna uniti in matrimonio. “L’Unione europea e gli Stati membri – si legge ancora – sono tenuti a rispettare l’istituto del matrimonio e a promuovere le migliori pratiche per prevenire fallimenti matrimoniali”. Alla luce del principio di sussidiarietà, i candidati sono chiamati a contrastare “qualsivoglia interferenza dell’Unione europea nella definizione legale del matrimonio”. Nel punto nove ecco trovare spazio al tema della vita, che va riconosciuta “dal suo inizio al suo naturale compimento”. “Mi impegno a rispettare – si legge – la dignità della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale. Sosterrò tutte le buone pratiche e le politiche volte al prendersi cura di tutti i bambini, prima e dopo la nascita, e delle loro madri, nonché delle loro famiglie adottive o di affido”. Non da ultimo – decima sottolineatura – il ruolo dei genitori: “Padre e madre primi e principali educatori dei figli”. Ne deriva l’impegno affinché l’Unione europea in tutti i programmi educativi rivolti ai giovani “rispetti e promuova i diritti dei genitori a educare i propri figli secondo le proprie tradizioni culturali, morali e religiose, tese a favorire il bene e la dignità di ciascun figlio”.

Il decalogo del 2014

Cinque anni fa, in occasione delle scorse elezioni europee, la Fafce sottopose ai candidati un decalogo simile. Furono undici i sottoscrittori italiani del manifesto “Vote for family” (così si chiamava nel 2014) che sono stati poi eletti nel Parlamento europeo. Appartenevano 5 a Forza Italia, 3 a Nuovo Centrodestra, 2 al Partito Democratico e uno alla Lega Nord.

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