Emergenza acqua potabile nel mondo: nel 2015, tre persone su dieci (pari a 2,1 mld di abitanti) non avevano accesso all’acqua potabile e 4,5 mld di persone, pari a sei su dieci, non avevano servizi igienici sicuri. Lo rileva l’ultimo rapporto dell’Unesco sullo sviluppo idrico globale dal titolo “Nessuno sia lasciato indietro” pubblicato in vista della Giornata mondiale dell’acqua indetta del 22 marzo, secondo cui, nonostante i significativi progressi compiuti negli ultimi 15 anni, l’accesso all’acqua potabile sicura e pulita è un obiettivo irraggiungibile per gran parte della popolazione mondiale. Il rapporto presegue evidenziando come il 2017 sia stato un annus horribilis per l'accesso all'acqua potabile, un bene che dovrebbe essere universale. Invece, nel 2017, conflitti e persecuzioni sparsi per il Pianeta hanno costretto 68,5 milioni di persone a fuggire dalle loro case, mentre 25,3 milioni di persone all’anno sono state costrette a migrare a causa di disastri naturali, il doppio rispetto ai primi anni Settanta.
Consiglio per i diritti umani
E’ in Africa che vive metà delle persone che bevono acqua da fonti non sicure a livello globale ed è più probabile che siano gli emarginati o i discriminati per genere, età, stato economico o per identità etnica, religiosa o linguistica, ad avere un accesso limitato all'acqua e a servizi igienici adeguati. I rifugiati sono una categoria fortemente vulnerabile, afferma l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ricordando che l’accesso all’acqua potabile è un diritto umano riconosciuto a livello internazionale. Questi diritti obbligano gli Stati a lavorare affinchè ci sia un accesso per tutti, senza discriminazioni, dando la priorità ai più bisognosi. Acqua pulita e servizi igienico sanitari sono peraltro l'Obiettivo 6 dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma d'azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell'Onu. Il rapporto è stato presentato a Ginevra durante la 40esima sessione del Consiglio per i diritti umani.