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Droga in Italia: meno morti, ma più ricoveri

Meno morti, ma più ricoveri. Questi gli effetti della diffusione della droga in Italia. Lo riferisce il report dell’Istat sulla salute mentale. Secondo le stime fornite nella Relazione al Parlamento del 2017, il 33% della popolazione fra i 15 ei 64 anni nel corso della vita ha fatto uso di almeno una sostanza psicoattiva illegale. Una percentuale che aumenta al 44% considerando i giovani fra i 15 e i 34 anni. E la cannabis risulta la sostanza più utilizzata, in aumento rispetto all’ultima rilevazione effettuata nel 2014.

Decessi per droga

I decessi legati alla droga – riporta Il Secolo d'Italia – sono stati nel 2015 251, corrispondenti a un tasso di 4 morti per 1 milione di abitanti. L’85,3% riguarda maschi, il 3,6% persone di nazionalità straniera, il 21,1% persone tra i 20 e i 34 anni e il 73,3% persone fra 35 e 64 anni. Nel triennio 2013-2015 i livelli più elevati di mortalità si registrano tra i residenti delle regioni del Centro Italia. In quasi tutte le ripartizioni la classe di età più colpita è quella tra i 35 e i 64 anni; fa eccezione il Nord-Est in cui le persone più a rischio hanno tra i 20 e i 34 anni. Analizzando il trend della mortalità droga-correlata negli ultimi 12 anni, “si evidenzia una forte diminuzione del fenomeno nel tempo e in particolare tra gli uomini”.

Depressione e suicidi

Il suicidio resta invece un’importante causa di mortalità tra gli italiani più giovani. Con un tasso di 4,3 decessi per 100 mila residenti, i suicidi rappresentano quasi il 12% delle morti tra i 20 e i 34 anni (oltre 450): su scala globale l’Oms stima che quasi 800 mila persone muoiono per suicidio ogni anno, e nei giovani tra i 15 e i 29 anni il suicidio rappresenta la seconda causa di morte. In Italia nel 2015 si sono verificati 3.988 decessi per suicidio, con un tasso pari a 6 per 100 mila abitanti. Questo valore risulta tra i più bassi in Europa, dove il tasso medio è di 11 decessi per 100 mila. Quanto all’aumento dei disturbi intellettivi anche tra bambini e ragazzi che frequentano le scuole, come rilevato dall’Istat, a giudizio dello psichiatra  la progressiva crescita dei casi è da mettere in relazione anche con i metodi diagnostici oggi più precisi e mirati. Tuttavia, spiega il presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) Claudio Mencacci, “va detto che i sempre più diffusi disturbi comportamentali tra giovani e giovanissimi sono anche spesso legati alla mancanza di sonno e all’eccessivo uso delle tecnologie”.

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