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Donne medico: Italia fanalino di coda in Europa

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Il fanalino di coda è l'Italia dove le donne medico lamentano discriminazione, insoddisfazione professionale ed economica, per non parlare della possibilità di accedere a posti di leadership. La domanda “sei soddisfatta della tua carriera professionale?” ha svelato che in Romania, Olanda e Repubblica Ceca si trovano le donne medico più soddisfatte, con una percentuale rispettivamente del 86%, del 70% e del 56%. In Italia, solo il 16% è soddisfatto della propria carriera professionale e negli altri Paesi la quota di soddisfazione, anche se più alta, mette in luce un sacrificio della sfera personale. Allarmante il dato che in Italia un altro 16% di professioniste sottolinea di non aver avuto opportunità proprio per il fatto di essere donna. La sanità in Europa è sempre più rosa, ma è la Romania a detenere il primato di nuovo “eden” per le donne medico. Sono le più numerose (69%), le più soddisfatte di retribuzione e carriera, solo il 19% ha subito discriminazioni di genere e l'indice di gradimento dell'organizzazione del lavoro sale fino all'89%. Di segno positivo anche i dati di Repubblica Ceca con il 55% di camici rosa soddisfatti, e della Croazia che si distingue per la parità uomo-donna nella gestione della sanità pubblica e per le opportunità di carriera, dato che la accomuna all'Olanda. L'indagine, riportata dalla Adnkronos,  è stata promossa dall'Anaao Assomed con la collaborazione di Aaroi-Emac e Snr tra i Paesi membri della Federazione europea dei medici salariati (Fems) per conoscere le condizioni lavorative delle donne medico in Europa. I dati fotografano le realtà degli 11 Paesi che hanno risposto al questionario (Bulgaria, Cipro del Nord, Croazia, Italia, Olanda, Portogallo, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia, Spagna, Turchia) sui 17 aderenti alla Fems (che comprende anche Austria, Belgio, Francia, Polonia, Slovacchia, Ungheria) e sono stati presentati in occasione della Conferenza internazionale “Verso una Medicina governata da donne. Come le donne medico europee vivono e lavorano: facilitazioni e barriere”, che si è svolta a Napoli.

Una professione a rischio

A incidere è anche l’aspetto della sicurezza sul lavoro. A Roma e Udine si allestiscono corsi di autodifesa per medici e infermieri e a Palermo il personale reclama la vigilanza dell’esercito. In due strutture sanitarie italiane su tre si verificano aggressioni fisiche. Grava il sovraffollamento: il problema è nazionale e da Roma in giù la situazione è da allarme rosso perché “la frustrazione dei pazienti aumenta laddove ci sono più carenze di personale e posti letto”, spiegano gli ordini dei medici, commentano i sindacati della sanità. In Italia due medici su tre vengono aggrediti. Il 65% dei camici bianchi (sondaggio AnaaoAssomed) è stato vittima di aggressioni: per il 66,19% verbali, per il 33,81% fisiche. L’emergenza riguarda soprattutto il Sud: violenze nei Reparti (72,1%) e nei Pronto Soccorso (80,2%). Di mese in mese le rilevazioni presentano un quadro a tinte più fosche. A risentirne maggiormente sono le dottoresse. L'elemento comune è il tasso di femminilizzazione della classe medica che in tutti i Paesi europei si attesta o supera il 58-60% con punte in Romania del 69%. La fascia di età proporzionalmente più rappresentata è tra i 36 e i 49 anni e, a seguire, la fascia più giovane. Unica eccezione la Bulgaria, che ha mostrato negli ultimi anni un'inversione di tendenza: gli iscritti a Medicina sono prevalentemente uomini, nonostante negli ultimi 30 anni fosse maggiore il numero delle donne medico. Questo fenomeno è correlato al basso tasso di soddisfazione legato al riconoscimento professionale e alle opportunità di carriera. Alla domanda “sul posto di lavoro, ti sei mai sentita discriminata in quanto donna?”, una dottoressa italiana su 2 ha denunciato episodi di discriminazione il più delle volte da parte di superiori o pazienti, mentre la percentuale scende leggermente in Olanda, Turchia, Repubblica Ceca, Slovenia, Portogallo e Spagna.

Turni di lavoro massacranti

Alla domanda “cosa nei pensi della conciliazione dei tempi casa-lavoro nella tua organizzazione del lavoro?”, il 68% delle dottoresse italiane ha risposto dichiarandosi insoddisfatta, per aver dovuto rinunciare o all'aspetto professionale o a quello personale per conciliare lavoro e vita privata. Va molto meglio negli altri paesi della Ue. E ancora: alla domanda “cosa miglioreresti del tuo lavoro, per una più soddisfacente conciliazione dei tempi casa-lavoro?”, in tutti i Paesi la risposta più cliccata è stata “una diversa gestione dei tempi lavorativi”, con particolare riguardo al part-time e alle guardie, con percentuali di risposta che vanno dal 40% dell'Olanda, che chiede una revisione dei carichi di lavoro, al 77% della Slovenia, al 60% dell'Italia. Da segnalare il dato che le donne medico europee non danno la priorità a una migliore remunerazione, ad eccezione della Bulgaria (unico Paese in controtendenza rispetto al fenomeno della femminilizzazione) dove il 64% delle intervistate si è espresso in tal senso, e della Repubblica Ceca (74%). Chiude la classifica la Bulgaria, dove le donne stanno progressivamente abbandonando la professione.

Giacomo Galeazzi: