“Èinnegabile che questo non è un caso sporadico, le cronache sempre più spesso ci mettono al corrente di certe brutte notizie”. Così don Aldo Buonaiuto, direttore di In Terris e membro dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23), nel corso della trasmissione “Storie italiane”, su RaiUno, ha commentato la vicenda di un personal trainer accusato di aver costretto alcune sue giovani clienti a prostituirsi.
“Se la vicenda sarà confermata in Tribunale – ha precisato il sacerdote – abbiamo a che fare con uno sfruttatore, un adescatore e, forse, anche un manipolatore”. Don Buonaiuto ha ricordato che “coloro che sfruttano vanno chiamati con il loro nome, sono dei criminali”. Del resto – ha aggiunto – “non ha giustificazione l’invadere e il distruggere una persona, perché costringere una persona a prostituirsi significa distruggerla”.
La trasmissione ha spostato poi i riflettori sull'Umbria, dove nei mesi scorsi diverse persone sono state arrestate a seguito di un'inchiesta su baby squillo a Terni e Spoleto. Un'inviata ha intervistato uno dei clienti delle ragazze. “I cosiddetti clienti sono uomini squallidi”, ha commentato don Buonaiuto. Il quale ha ricordato che “finché non si stronca la domanda, questo orribile mercato di sfruttamento non si ferma”. L'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23) ha lanciato la campagna “Questo è il mio corpo” proprio per chiedere al Parlamento di approvare una legge per punire il cliente dello sfruttamento sessuale. “Nelle nostre Case famiglie – ha spiegato don Buonaiuto a proposito dell'Apg23 – ci sono ragazze che non si riprendono più psicologicamente a causa delle violenze subite”, pertanto “la prostituzione è l’ingiustizia più antica del mondo, non il mestiere”, ha osservato don Aldo. Che infine ha sottolineato una verità e lanciato un appello: “La persona non è un pezzo di carne. Le pene per chi sfrutta devono essere molto più incisive”.