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Don Buonaiuto: “I minori hanno tutti la stessa dignità. Difenderli è un dovere dell’intera società”

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Tre sconvolgenti vicende di cronaca unite da un unico denominatore: la violenza e lo sfruttamento dei minori. Oggi Storie Italiane, la trasmissione di Rai 1 condotto da Eleonora Daniele, ha riacceso i riflettori sulla scomparsa avvenuta nel 1977 di Mauro Romano, un bambino di sette anni svanito nel nulla a Racale, in provincia di Lecce, mentre stava giocando a nascondino con alcuni suoi coetanei davanti alla casa dei nonni materni. Bianca Romano, la madre di Mauro, ha raccontato in trasmissione un calvario lungo 42 anni tra incongruenze nelle indagini, vane ricerche, false rivendicazioni, piste inconcludenti, telefonate anonime e tentativi di estorsione. Quel bimbo oggi avrebbe 48 anni e l’ipotesi più accreditata sembra essere quella di un rapimento a scopo di pedofilia. E ciò in un clima impenetrabile di omertà e depistaggi. Don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera della comunità Papa Giovanni XXIII, sottolinea “lacune ed errori nelle quattro decadi di una infruttuosa ricerca di verità e giustizia”. Poi, rivolgendosi direttamente a “mamma Bianca”, don Buonaiuto ha esortato a “non lasciarla sola in questo dramma” perché la donna ha “il diritto di avere almeno una tomba sulla quale poter piangere suo figlio e deporre un fiore alla memoria”. Da qui l’appello: “Se c’è qualcuno, magari ormai anziano, che conosce qualcosa che può favorire l’accertamento dei fatti, infranga il muro dell’oblio e finalmente parli, magari per liberarsi di un peso, per sgravarsi la coscienza. Restare in silenzio equivale a uccidere ancora un innocente perché in questi casi il silenzio è un secondo omicidio”. Quindi, dialogando con la madre del bambino scomparso, don Buonaiuto ha esortato “chi vive attorno a questa mamma a stringersi a lei” e “ad aiutare, anche in forma anonima, gli inquirenti a scoprire dove sono i poveri resti di Mauro Romano”.

Mai ritirare una denuncia

La trasmissione ha poi raccontato la tragedia di una 17enne rumena, oggi ospitata in una casa protetta dopo la denuncia della sua famiglia, che era stata portata in Italia da un connazionale che ora continua a perseguitare la madre della ragazza per ottenerne il ritiro della querela. “Non bisogna mai ritirare una denuncia, anzi di fronte a queste minacce occorre presentarne un’altra di denuncia”, avverte don Buonaiuto che ribadisce la necessità di arrivare a fare “giustizia e verità”. La vicenda, infatti, rientra in una tragedia collettiva come la tratta a scopo di prostituzione coatta. “Prolifera vergognosamente un traffico di esseri umani, soprattutto ragazzine, che unisce attraverso circuiti criminali la Romania e l’Italia- sottolinea il sacerdote impegnato da molti anni contro la tratta-. All’origine di questo business aberrante ci sono uomini inqualificabili che pensano di avere il diritto di comprare individui fragili e indifesi. E’ indispensabile un’azione globale contro le organizzazioni criminali che comprano e rivendono giovanissime donne”.

Le zone franche della prostituzione minorile

Il programma, inoltre, si è collegato con una zona di Napoli, a ridosso del centro direzionale, dove in pieno giorno si prostituiscono minori, provenienti da un campo rom. “I bambini sono bambini sempre e hanno tutti la stessa dignità e vanno difesi allo stesso modo– afferma don Aldo Buonaiuto-. I minori vanno sempre difesi indipendentemente dalla loro nazionalità e dal loro ceto sociale. Perciò i minori sfruttati per la prostituzione minorile vanno liberati da questi uomini che vanno a comprare sesso per assecondare le proprie perversioni”. Perciò “serve una mobilitazione dell’intera società contro i mostri che pagano per  violare bambini e le forze dell’ordine, che già tanto si impegnano contro questa piaga, per vigilare 24 ore al giorno nelle zone franche delle nostre città dove la prostituzione minorile dilaga in mezzo alla strada, sotto gli occhi di tutti e nell’indifferenza generale”. Don Buonaiuto chiama i cittadini a “scendere in piazza laddove la certezza della pena è palese perché se un bambino sale in una macchina in una via di prostituzione non esistono dubbi sul crimine che si sta consumando e non c’è garantismo che tenga. Non possono esserci luoghi al di fuori della legge, zone in cui i codici non valgono”. Perciò l’espressione “turismo sessuale” risulta “inadeguata quando il mercato ignobile della prostituzione minorile avviene ad ogni ora del giorno sotto le finestre delle case e nell’indifferenza generale”. Dunque, esorta il sacerdote di frontiera, “dobbiamo tutti riempire le strade con la nostra opposizione collettiva a questo aberrante crimine contro l’umanità”, perché oggi “il 37% della prostituzione in Italia è minorile  e troppi orchi si fanno beffe dello Stato e comprano il corpo di creature innocenti”.

 

Giacomo Galeazzi: