In Iraq la devozione mariana avvicina cristiani e musulmani. L’esempio della Chiesa caldea

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La tradizione mariana ha un valore universale. Fuori e dentro la Chiesa. Don Saverio Xeres è docente di storia della Chiesa. E direttore dell’Archivio storico della diocesi di Como). “La devozione mariana non è soltanto un elemento costante della vita della Chiesa nei suoi duemila anni di storia– sottolinea lo studioso-. Essa può essere a buon diritto considerata come un punto di osservazione profondo, interiore, dello spirito ecclesiale. Dei suoi sviluppi. E delle sue involuzioni. Maria, infatti, è l’immagine e il modello della Chiesa. Più precisamente, modello della ‘forma’ primitiva della Chiesa. Quella delle origini. Di qui l’intensificarsi del richiamo a Maria durante le fasi di maggiore tensione riformatrice della vicenda ecclesiale”.

Posizione unica

“Serve una riflessione di storia generale della Chiesa per collocare le espressioni locali della devozione mariana, i santuari innanzitutto- precisa don Saverio Xeres-. Storia locale e storia generale, infatti, lungi dal contrapporsi o – peggio ancora – dall’ignorarsi reciprocamente, utilmente si integrano. E si illuminano l’un l’altra”. Maria emblema “glocal” di fede, quindi. L’esempio testimoniato dalla Chiesa caldea è illuminante al riguardo. La Devozione mariana è in Iraq un ponte di dialogo. “Maria ricopre una posizione unica. Ella avvicina cristiani e musulmani”, afferma all’agenzia missionaria vaticana Fides il cardinale Louis Raphael Sako. Il Patriarca della Chiesa caldea ha rivolto un discorso a una platea di studiosi e ascoltatori cristiani e musulmani. Una riflessione dedicata alla Vergine Maria come figura cara ai cuori di moltitudini di credenti. Sia nel cristianesimo che nell’islam. Un tributo a Maria come ispiratrice di prossimità tra i credenti dell’islam e del cristianesimo. Il Patriarca caldeo ha preso parte al dialogo islamo-cristiano organizzato a Baghdad. Con il contributo di Efesia. Il movimento cattolico francese da anni organizza incontri sotto il titolo “Insieme con Maria“.

Tradizione mariana

Nel suo intervento, il patriarca Sako ha rimarcato che le differenze dottrinali tra cristianesimo e islam riguardo alla figura di Maria. Esse possono essere “valutate e comprese in maniera obiettiva”. Nel contesto di “relazioni sincere”. Nell’esperienza cristiana, infatti, la persona di Maria è legata al mistero di Cristo. Il suo ruolo e la sua grandezza sono riconosciuti e celebrati. Attraverso “la sua relazione con suo Figlio. E mai separatamente da Lui”. La fede di Maria e la sua speranza “riposano sulla sua fiducia assoluta in Dio e sul suo abbandono totale a Lui”. Accennando poi alla “mariologia islamica”, il cardinale iracheno ha ricordato che il Corano parla in più occasioni di Maria. E le dedica un’intera Sura. Il Libro Sacro dell’islam riconosce la verginità della Madre di Cristo e la sua purezza immacolata. Nel Corano si fanno riferimenti a tutte le tappe della vita di Maria. L’Annunciazione, la gravidanza, il parto di Gesù. La presentazione al tempio, la dormizione.

Dignità

Inoltre, il Primate della Chiesa caldea ha rimarcato che “Maria ha un posto speciale nella pietà popolare islamica“. Poiché “le donne musulmane visitano costantemente i santuari mariani”. E “il cristianesimo considera l’uomo e la donna come creati a immagine e somiglianza di Dio”. E quindi dotati della stessa dignità e degli stessi diritti. Il cristianesimo “rifiuta la poligamia”. Come contraria al disegno divino espresso nella creazione. “Dio avrebbe potuto dare come compagne a Adamo più donne. E invece ne ha donata solo una, Eva”, evidenzia il porporato iracheno. Rispettando l’ordine della creazione voluto da Dio, il cristianesimo “considera la poligamia contraria alla natura umana e alla volontà di Dio”. E riconosce che “solo il matrimonio tra un uomo e una donna è fonte di stabilità e armonia”.

Giacomo Galeazzi: