“Il 40-50% dei delitti contro l’ambiente vengono ancora commessi nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Le mafie sono presenti anche al nord ma i reati avvengono in maniera diversa”. Lo ha detto oggi pomeriggio, a Foggia, Stefano Ciafani, di Legambiente, intervenendo – come riporta l'AgenSir – all’incontro al liceo classico “Lanza” su “Mafie d’ambiente: agromafie, ecomafie e caporalato”, nell’ambito della 23esima Giornata nazionale della memoria e dell’impegno nel ricordo delle vittime di mafia, organizzata da Libera.
Ciafani ha spiegato che “prima i reati contro l’ambiente erano considerati reati di serie B, per cui non potevano essere contrastati in maniera efficace”. Il 19 maggio 2015, però, si è arrivati all'approvazione della legge sui reati ambientali. “Ci dicono che la legge sta funzionando anche nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa – ha affermato -, ma il contrasto alle ecomafie non si esaurisce con questa normativa”. Il problema degli eco-mostri che non vengono abbattuti, ad esempio, “dipende dal fatto che i comuni sono sotto ricatto elettorale o ricevono minacce. La competenza di abbatterli va quindi centralizzata allo Stato”.
Legambiente punta poi l'indice verso i “delitti contro la fauna e la flora protetta, come le corse di cavalli, i combattimenti dei galli, che sono ancora un business delle agromafie”. Di qui l'appello al prossimo Parlamento, affinché “possa fare ancora meglio della scorsa legislatura, che ha visto un record di leggi contro i reati ambientali”. Ha poi concluso invitando gli studenti ad “usare il telefonino per fotografare e denunciare, con giudizio, gli atti illegali di cui vengono a conoscenza. Le ecomafie si combattono anche così”.