Per la seconda estate di seguito, il tema dei vaccini continua ad attirare le attenzioni dell’opinione pubblica italiana. In settimana il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha annunciato che presto arriverà in commissione Sanità del Senato un provvedimento che modifica la legge Lorenzin prevedendo sì un obbligo, ma diversificato in base alla copertura vaccinale di ogni territorio. È stato chiamato “obbligo flessibile”.
Una soluzione che Mirko De Carli, coordinatore del Popolo della Famiglia per il Nord Italia, definisce “un compromesso che non risolve i problemi della legge Lorenzin”. Il Pdf sta sostenendo una petizione per la libertà vaccinale, che prevede la cancellazione dell'attuale misura legislativa. Ad In Terris spiega il motivo di questa battaglia.
Perché non vi convince l’ipotesi di rimodulare la legge Lorenzin? È un primo passo…
“Restiamo fedeli a quanto abbiamo scritto nel nostro programma elettorale: noi siamo per la cancellazione della legge Lorenzin, che affonda le sue radici non nel consenso popolare ma a Davos, dove la grande industria ha stabilito dall’alto che l’Italia avrebbe dovuto fare da capofila nella sperimentazione dell’obbligo vaccinale. Crediamo che ogni tipo di compromesso al ribasso non sia ammissibile dinanzi a una legge che favorisce le lobby della farmaceutica in modo indiscriminato e pericoloso con i soldi pubblici. Ciò che propone il ministro Grillo è contraddittorio e nocivo, come rilevano anche alcune associazioni che si battono per la libertà vaccinale”.
L’autocertificazione dei genitori per iscrivere i figli a scuola è un gesto che apprezzate?
“No, perché significa legalizzare una bugia. Un genitore attraverso l’autocertificazione non potrà aggirare la legge Lorenzin. Chi è attualmente al governo ha mostrato una posizione chiara in campagna elettorale su questo tema, ora ha dunque il dovere di rendersi coerente, deve recepire le istanze della libertà vaccinale e tornare alla situazione precedente aprendo però una fase nuova, come auspicano molti medici, che è quella della prevenzione e dell’informazione”.
In che modo prevenire e informare?
“Va lanciata una campagna nazionale, che coinvolga i medici di famiglia, per far comprendere dettagliatamente quali sono i pro e quali i possibili effetti collaterali dei vaccini. Nei Paesi dove ciò avviene, dove è garantita la libertà vaccinale, hanno tassi di vaccinazione tra i più alti al mondo: penso ad esempio alla Svezia e alla Germania”.
Basterebbe una campagna d’informazione dei medici di base per rendere consapevoli le famiglie?
“Sarebbe molto utile, ma forse non sufficiente. Infatti abbiamo un’altra proposta. Durante il dibattito di trasformazione del decreto in legge, la feci alla Lorenzin: perché, anziché finanziare le case farmaceutiche comprando i vaccini, non paghiamo come Stato le anamnesi gratuite, cioè le analisi da fare sui bambini per verificare la compatibilità di quel piccolo organismo con i trattamenti vaccinali? Penso che, una volta accertato che la terapia del vaccino non comporta alcun rischio per il proprio figlio, nessun genitore sarebbe contrario al vaccino. Come dice l’art. 32 della Costituzione e la Dichiarazione di Oviedo, ai genitori va garantita la libera scelta anche sui temi sanitari, altrimenti se lo Stato si sostituisce alla famiglia, i problemi aumentano”.
Non crede che in Italia ci fosse tuttavia un’assenza di copertura vaccinale tale per cui si è reso necessario l’obbligo? Da quando c’è la legge Lorenzin, la copertura del vaccino sul morbillo è aumentata del 3%…
“Anzitutto ritengo che sul morbillo non ci sia nessun allarme. Fino a poco tempo fa, quando avveniva un caso, non ne parlava nessuno. Ora, sull’onda emotiva suscitata dal dibattito sui vaccini, viene data invece ampia visibilità mediatica. E poi parlare di 3% su milioni di persone è un’inezia. Il problema di fondo rimane quello della scarsa informazione: nel momento in cui i genitori, privi di conoscenze approfondite sul tema, si sono ritrovati una legge che addirittura in un primo momento prevedeva la revoca della patria potestà per chi non faceva vaccinare i figli, inevitabilmente hanno intravisto una stortura democratica e si è rotta la fiducia sul tema in questione. L’unico modo per ricostruire fiducia è attraverso l’informazione e l’anamnesi gratuita: lo Stato ha il dovere di investire soldi ed energie per la libertà vaccinale”.