Chiedono ascolto i pensionati, e lo fanno scendendo in piazza a Roma per protestare contro le recenti misure messe in campo dal governo, sulle quali i 100 mila manifestanti, accompagnati dalle sigle sindacali di categoria, puntano il dito lamentando una sottrazione ai pensionati di 3,5 miliardi di euro nei tre anni che verranno. “Dateci retta”, gridano da Piazza San Giovanni, protestando contro un esecutivo accusato di prestare più attenzione ad altri temi dimenticando le rimostranze di chi, pensionato, si è scagliato contro il meccanismo di rivalutazione degli assegni che, secondo i manifestanti, andranno a interessare 16 milioni di italiani. Come spiegato dal segretario generale dello Spi-Cgil, Ivan Pedretti, “siamo qui in questa bellissima piazza in tanti ma se non ci saranno risposte, domani saremo ancora di più. Continueremo a mobilitarci, in tutte le città, nei comuni e nei quartieri. Se sarà necessario chiederemo a Cgil, Cisl e Uil di bloccare il Paese utilizzando quel vecchio arnese del '900 che si chiama sciopero generale”.
I sindacati
Nel mirino, in particolare, “il contratto di milioni di pensionati con lo stato. In quel contratto non c'era scritto di tagliare la rivalutazione delle pensioni. Voi quel contratto lo avete stracciato”. A Pedretti fa eco il segretario Cisl Annamaria Furlan: “Spero che dopo tante iniziative e manifestazioni che abbiamo fatto, il governo cambi linea: altrimenti, insieme a Cgil e Uil, valuteremo quali azioni portare avanti. Meno chiacchiere e meno annunci, più fatti per tutelare davvero le persone. Secondo Furlan, “la certezza oggi è che il Paese è a crescita zero, il tema vero è come si fa a crescere, con quali gli investimenti” evitando il rischio recessione. Dunque “meno risse e più contenuti: pensino davvero agli italiani e non solo ai loro equilibri interni”. E anche il segretario della Cgil, Maurizio Landini, insiste sullo stesso mantra della manifestazione: “E' chiaro che se il governo non ci ascolta e va avanti a fare una legge di bilancio che va in un'altra direzione insieme a Cisl e Uil valuteremo tutte le iniziative necessarie senza escludere nulla. Il governo deve decidere a giugno e non dopo se vuole confronto con le parti sociali e in base a questo valuteremo”. E per Landini non c'è spazio nemmeno per l'ipotesi del maxicondono fiscale: “'Se si vuole ricostituire fiducia nella giustizia sociale -spiega- bisogna mettere al centro i problemi delle persone. E' il momento di unire, non dividere e coinvolgere le parti sociali. La strada non è far pagare a lavoratori e pensionati. Noi non ci stiamo''.