Crollo delle nascite: contrastarlo valorizzando la genitorialità

Bordignon - Famiglia

A sinistra: Adriano Bordignon. Foto: Forum Associazioni Familiari. Foto a destra di Orlando Allo su Unsplash

Il 15 maggio di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale delle Famiglie, istituita nel 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per diffondere una maggiore consapevolezza a livello globale in merito ai processi sociali, economici e demografici che coinvolgono le famiglie di tutto il mondo. In Italia l’Istat denuncia un crollo delle nascite che ci stanno condannando a un trend negativo, difficilmente recuperabile. Secondo i dati provvisori, relativi allo scorso anno infatti, i nati residenti in Italia sono 379mila, con un tasso di natalità pari al 6,4 per mille, contro il 6,7 per mille dell’anno precedente. Dal 2008, ultimo anno in cui si è assistito in Italia a un aumento delle nascite, il calo è di 197mila unità (-34,2%), mentre il numero medio di figli per donna scende da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, avvicinandosi al minimo storico di 1,19 figli, registrato nel lontano 1995.

L’intervista

Interris.it ha commentato questi dati con Adriano Bordignon, presidente del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, che riunisce movimenti ed associazioni del mondo cattolico che hanno nei loro interessi la difesa della famiglia.

Presidente, che cosa la spaventa di questo dato?

“La situazione emersa non mi sorprende, anche se molto grave, in quanto la storia demografica italiana è un fenomeno oramai noto e che negli anni ha avuto una cronicizzazione importante. Il calo demografico registrato è allarmante anche perché si stanno riducendo le possibilità di reazione, in quanto di anno in anno saranno sempre meno le donne in età fertile e di conseguenza, anche offrendo più opportunità alle famiglie, la curva delle nascite diminuirà sempre di più. Inoltre, gli studi ci dicono che la fertilità umana è in calo a causa dell’alimentazione, l’inquinamento, lo stile di vita e lo stress. A questo si aggiunge la continua posticipazione dell’età in cui si sceglie di mettere al mondo il primo figlio”.

I giovani hanno forse perso il desiderio di mettere al mondo una vita?

“Si tratta di un cambiamento dovuto al fatto che nel loro immaginario il far famiglia è diventata una strada molto impervia e che, nel caso delle donne in Italia, molto spesso, appare come alternativa alla carriera e alla crescita professionale. Inoltre, la situazione economica attuale non aiuta, in quanto mettere al mondo dei figli e garantire loro una vita dignitosa comporta dei costi importanti che, soprattutto i più giovani, a volte non sentono di potersi permettere. Sicuramente, le responsabilità vanno attribuite principalmente alla politica italiana che storicamente non valorizza la genitorialità e la funzionalità delle famiglie con delle politiche familiari strutturali e proattive”.

Il calo demografico riguarda tutto l’occidente, una parte del mondo caratterizzato dal benessere. Perché accade questo?

“A livello globale il fenomeno è figlio soprattutto di tre elementi. Il primo è culturale, e va ricercato in un atteggiamento di maggiore individualismo in cui, rispetto al passato, si tende a preferire l’autorealizzazione al mettersi a servizio della famiglia. Il secondo riguarda la mancanza di un minimo riconoscimento sociale allo straordinario lavoro delle famiglie in termini di coesione, di educazione, di solidarietà, di cura dei fragili e di generazione di valore. Il terzo è di ordine economico perché, rispetto a quanto avviene nei Paesi in via di sviluppo, far crescere un figlio in occidente è molto più oneroso e le famiglie, soprattutto in Italia, sono abbandonate a se stesse. Da qui scaturisce in alcuni l’idea che è preferibile avere un figlio unico, per non esporsi a rischi di default, a cui offrire tutte le esperienze possibili, piuttosto che due o più figli con delle possibilità più limitate”.

Le paure e le incertezze hanno offuscano la bellezza del valore della famiglia?

“Sicuramente accade anche questo. Capita molto spesso che parlando della famiglia ci sofferiamo sugli aspetti negativi legati ad essa, come la mancanza di aiuti a favore della natalità. Trascuriamo invece di mettere in risalto la bellezza e le emozioni dell’esperienza di diventare genitori. I figli donano ai loro padri e alle loro madri la possibilità di crescere e di diventare delle persone diverse, migliorando in molti aspetti della propria vita. Si tratta di un passaggio naturale che provoca dei sentimenti nuovi, che chi è genitore ha il dovere di trasmettere a chi non li ancora provati. Inoltre, le famiglie generano, se messe nelle condizioni, un enorme capitale sociale che crea un valore economico, sociale e ambientale a vantaggio di tutto il Paese”.

Elena Padovan: