Non ci sono solo donne che vengono uccise. Quello, semmai, è l’epilogo di violenze perpetrate per anni. Ce ne sono migliaia che scappano di casa con i loro figli. Fuggono dalle percosse, dalle vessazioni e costrizioni psicologiche. Per aiutarle un gruppo di volontari 20 anni fa ha creato “Salvamamme” che offre a queste donne il proprio supporto. Il progetto ha una testimonial d’eccezione come Barbara De Rossi ma l’anima dell’iniziativa è la presente Grazia Passeri che ha concesso a In Terris questa intervista.
Presidente come nasce il vostro progetto?
“E' una storia cominciata venti anni fa, quando un gruppo di amici sconvolti per i rinvenimenti tra i rifiuti di corpicini di neonati, cominciò ad informare, con adesivi in varie lingue affissi sui cassonetti, della possibilità di partorire in anonimato in ospedale e di lasciare il neonato in adozione. Creammo un numero verde presso il Policlinico Umberto I di Roma e cominciarono ad arrivare centinaia di telefonate di mamme sole, poverissime, ai margini della città, che protestavano: 'Tu mi dici come lasciare il mio bambino; non mi dici come posso fare a tenerlo. Io non ho vestiti, non ho cibo ne casa'. In quel momento capimmo che non potevamo stare senza fare niente. Cominciammo, così, a fornire loro tutto il necessario”.
Quante sono le famiglie che aiutate?
“Attualmente sono 9 mila, delle quali il 75% sono straniere. Ci arrivano le richieste disperate di chi non può comprare nulla. Ci sono,poi, anche migliaia di immigrati transitanti, in grave emergenza, che aiutiamo in collaborazione con la Croce Rossa Italiana. Tutte le famiglie sono state inviate, ufficialmente, con relazioni protocollate, da centinaia di enti e comuni”.
Chi vi sostiene?
“Direi nessuno dal punto di vista economico. Abbiamo vinto un bando della Regione Lazio, ma rispetto alle necessità copre poco. Il peso della nostra attività lo sosteniamo da soli. Non a caso siamo allo stremo e rischiamo di dover chiudere. Gli unici aiuti sono il frutto della generosità di quasi 6 mila famiglie e tante aziende che ci donano il materiale necessario, come libri, giocattoli, lettini, carrozzine, passeggini e così via”.
Cos'è la “Valigia di salvataggio”?
Una donna quando chiede aiuto deve essere assistita subito, non domani o chissà quando. Ci sono tante madri che sono costrette a lasciare casa per difendere la propria vita e quella dei loro figli, ma non sanno come fare. La 'Valigia di salvataggio' consente loro di scappare subito di casa. Non gli daremo tutto il necessario. Questo progetto ha prodotto un grande impatto emotivo sulle donne. Ci hanno detto di essersi sentite protette e supportate in un momento di particolare fragilità e vulnerabilità. In più si sono viste riconoscere bisogni materiali, pratici, che spesso vengono sottovalutati nel momento in cui si decide di lasciare tutto”.
Si spieghi meglio…
“Nelle situazioni di violenza esiste un momento di criticità nel quale si diventa consapevoli della necessità di porre fine a una situazione divenuta insostenibile. La donna decide di denunciare e ciò diventa pericoloso. Gli uomini mettono in atto 'la trappola' del recupero degli effetti personali verso le mogli o le compagne che vogliono lasciarli. Se la donna si trova senza una rete parentale o di amiche in grado di supportarla è costretta a tornare a casa. Lì dovrà fare i conti con il suo aguzzino ormai nel pieno della 'paranoia affettiva'. In una situazione del genere possiamo intervenire noi, con la valigia di salvataggio”.
Cosa c'è al suo interno?
“È una valigia per ricominciare, piena di beni di prima necessità, informazioni salvavita e molto altro. L’essenziale per chi, con coraggio, ha deciso di reagire alla violenza fuggendo, magari senza nulla. Si tratta di una valigia vera, dentro ci sono indumenti che vanno dall’intimo alle scarpe. Se ci sono bambini, poi, abbiamo una valigina anche per loro, con giocattoli all'interno”.
Parliamo dei bambini, i più indifesi
“Sono loro i più fragili ovviamente. I bimbi aiutano la mamma a portare via le cose, ma le loro rimangono a casa. I minori soffrono, sono esposti a forme di stress e gravi rischi, a breve e a lungo termine, specie se sono stati coinvolti nella spirale di violenza reiterata. La vita dei piccoli è fatta di 'piccole certezze' come possono essere i propri giocattoli. La perdita genera dolore, confusione che non sono in grado di affrontare. Per questo glieli facciamo trovare nella valigia”.
Se una donna vuole rivolgersi a voi cosa deve fare?
Contattare il prima possibile il 1522, che è il numero antiviolenza della Presidenza del Consiglio. Vorrei,poi, lanciare un appello a chiunque voglia aiutare 'Salvamamme': Ogni giorno affrontiamo situazioni insostenibili, il nostro progetto è quello di costruire un 'casa di fuga', luogo di accoglienza emergenziale, per poche ore o per pochi giorni, per evitare che, nel frattempo, la donna fuggita sia lasciata in strada e sia reperibile, o anche per risolvere i casi particolari in cui la sistemazione si riveli particolarmente complessa e impossibile.
Il numero di Salvammame è 06/ 35403823 per informazioni www.valigiadisalvataggio.it