Come aiutare i bambini autistici a superare lo stress estivo

autismo - Marinoni

A destra Sara Marinoni. Fonte: Foto di Caleb Woods su Unsplash

L’estate è il momento in cui le attività quotidiane subiscono un momentaneo o parziale rallentamento. Per la maggior parte delle persone questo rappresenta motivo di relax, ma  per i bambini con disturbi dello spettro autistico non sempre è così. Per queste persone ogni cambiamento rappresenta una fonte di stress perché trovano molta difficoltà ad adattarsi ad una nuova routine.

L’autismo

I disturbi dello spettro autistico sono un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da un deficit persistente nella comunicazione e nell’interazione. Le caratteristiche della sintomatologia clinica possono essere estremamente eterogenee sia in termini di complessità che di severità e possono presentare un’espressione variabile nel tempo. Inoltre, le persone autistiche molto spesso  presentano diverse comorbidità neurologiche, psichiatriche e mediche di cui è fondamentale tenere conto per l’organizzazione degli interventi.

L’autismo in italia

Nell’ambito del “Progetto Osservatorio per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico” co-coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute è stato stimato che In Italia 1 bambino su 77  presenta questo disturbo con una prevalenza maggiore nei maschi.

L’intervista

L’Associazione Abbraccio Onlus sostiene le famiglie di minori autistici, aiutandoli ad affrontare la quotidianità. Interris.it ha parlato con Sara Marinoni, coordinatrice di Abbraccio Onlus che ha spiegato perché la stagione estiva può creare degli squilibri nel bambino autistico e come la famiglia può supportarlo.

Sara, perché l’estate può turbare questi bambini?

“Si tratta di persone molto abitudinarie e per questo tutta la loro giornata è scandita da dei ritmi che hanno imparato a conoscere. Durante il periodo estivo tutto questo non c’è, la  quotidianità è più aleatoria e ogni giorno è diverso dall’altro. Questo cambiamento può recare in loro un forte stato d’ansia e di squilibrio e anche il solo il fatto che il centro estivo potrebbe svolgersi in un luogo diverso rispetto all’inverno potrebbe diventare fonte di stress. Inoltre, anche una semplice vacanza in famiglia potrebbe essere faticosa se non viene gestita bene per tempo”.

Come si può ridurre questo stress?

“Bisogna prepararli mettendoli al corrente di cosa sta per accadere. Nel caso di una vacanza, questo vuol dire innanzitutto rendere prevedibile il cambiamento che sta per arrivare, magari supportandolo visivamente con delle immagini del luogo dove si andrà, la camera dove si dormirà e i posti che si visiteranno. In questo modo l’impatto sarà meno forte e il bambino si adatterà meglio alle novità. Se invece si rimane nel luogo di residenza è fondamentale continuare a frequentare il centro specialistico di riferimento che deve essere una struttura che garantisca anche delle attività piacevoli in una condizione di tranquillità e non interrompere il percorso per tutto il periodo in cui la scuola è chiusa”.

Quella di quest’anno è un’estate bollette. Il clima può influenzare l’umore di queste persone?

“Si tratta di bambini che molto spesso hanno una ipersensorialità che li porta a percepire maggiormente il cambio di stagione e della temperatura estiva e spesso le difficoltà di comunicazione non permette loro di riuscire ad esprimere alle persone di riferimento i loro disagi. Le famiglie, gli educatori e operatori che conoscono il bambino possono leggere i suoi comportamenti e cogliere i segnali di disagio e creare una situazione ambientale più idonea. Questo significa, come per la maggior parte delle persone, non esporli al sole nelle ore centrali della giornata e tenere fresca e a temperatura costante la propria abitazione o il centro”.

Come manifestano il loro disagio?

“I segnali possono essere molti a seconda anche del carattere e della gravità del disturbo. Capita che il ragazzino dimostri un rifiuto verso delle attività che svolge ogni giorno o semplicemente che sia più nervoso del solito e sia meno tollerante. Nei casi più importanti si può assistere anche a manifestazioni dette ‘comportamenti disadattivi’ che non sono altro che espressioni comportamentali di disagi o di diversa entità che possono essere sia autolesive che eterolesive o di fuga ed evitamento del compito”.

Elena Padovan: