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Codice rosso, Ocmin: “Si tratta di un'occasione mancata”

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Un primo passo avanti nella lotta contro la violenza alle donne è stato fatto. Infatti, il Senato ha approvato il decreto legge sulla tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, il cosiddetto Codice rosso. Il testo era stato varato nel novembre del 2018 e sostenuto fortemente dal Guardasigilli Alfonso Bonafede e dalla deputata leghista Giulia Bongiorno. Ma non è tutto oro quel che luccica. “Io direi che si tratta di un'occasione mancata – ha dichiarato Liliana Ocmin, responsabile del Dipartimento Donne, Giovani e Immigrati della Cisl – Pur apprezzando l'inserimento di reati come il revenge porn, i matrimoni forzati, sfregi al viso, ci sono delle criticità che avevamo sollevato anche in fase di audizione. Poteva essere un'ottima occasione, per fare un passo avanti su un argomento così delicato come lo è la violenza contro le donne. Ma oramai il governo ci ha abitutato a questo modo di fare: inizia con una parvenza di apertura al dialogo ma, successivamente, zero ascolto zero considerazione“. 

I “tre giorni”

Uno degli obiettivi di questa nuova legge è quello di abbattere i tempi della giustizia, con indagini più veloci e, prevede che, anche in caso di violenza domestica e di genere il pubblico ministero proceda all'ascolto della vittima entro tre giorni dall'avvio del procedimento. Questa misura però potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio. Infatti, sembrerebbe reale e concreto che soprattutto nelle Procure più piccole possa crearsi una situazione di mancanza di personale specializzato su temi così delicati. Il problema sta anche nel fatto che il Codice rosso ha un'invarianza di spesa, ossia lo Stato non ha stanziato finanziamenti che permetterebbo agli enti interessati di assumere personale qualificato, ove ce ne fosse bisogno. “E' un po' come quando si decide di ristrutture la propria casa – ha spiegato -. Si fanno molti comunicati, ma poi non si spende nulla. Verrebbe da pensare che le migliorie alla casa siano solo esteriori”. Dall'altro canto, come fa notare la Ocmin tre giorni possono essere anche un lasso di tempo molto lungo in cui la vittima potrebbe decidere di ritrattare, alcune prove indiziali potrebbero essere inquinate e quindi inutilizzabili in fase processuale. “Inoltre – sottolinea – non è stato per nulla affrontato il tema della prescrizione. Per le violenze nell'ambiente di lavoro, il tempo prima che il presunto reato cada in prescrizione è di sei mesi”. Un arco temporale troppo breve per la sindacalista. 

Non solo contrasto ma anche prevenzione

La Ocmin, concordando con quanto scritto nel comuncato unificato rilasciato dalla Cgil, Cisl, Uil, si è detta preoccupata per la volontà di istituire l'Osservatorio presso il MInistero di Grazia e Giustizia perché non si può solo contrastare un problema, ma bisonga pensre anche alla prevenzione. “Noi sappiamo che la violenza di genere ha spesso una componente culturale molto forte, per questo bisogna lavorare molto sulla prevenzione. La formazione è uno strumento essenziale“. 

Importante la tutela del minore

Durante le audizioni, ricorad la Ocmin, “come Cisl avevamo evidenziato un altro aspetto che a noi sta molto a cuore. Parlo dei bambini. E' molto importante, allora, pensare a come contrastare e prevenire tenendo conto che deve sempre prevalre l'interesse supremo del minore“. 

Manuela Petrini: