Ogni anno, il 30 novembre, si celebra la Giornata delle “Città per la Vita, Città contro la Pena di Morte”, un evento che non solo ricorda un passo storico verso l’umanità – l’abolizione della pena di morte da parte del Gran Ducato di Toscana nel 1786 – ma riafferma anche un impegno globale per una giustizia più compassionevole e civile.
Questa iniziativa annuale, guidata dalla Comunità di Sant’Egidio, vede la partecipazione di oltre 2.500 città in tutto il mondo, ognuna delle quali si impegna a promuovere una cultura di vita e giustizia. Le città, animate dai loro amministratori e cittadini, diventano palcoscenici di mobilitazioni, eventi educativi e dibattiti pubblici. Le scuole e le università si trasformano in hub di riflessione e dialogo, mentre i monumenti storici si illuminano, simboli luminosi di resistenza contro una pratica arcaica e crudele.
Il Colosseo illuminato
Il Colosseo, con la sua storia di sangue e intrattenimento, oggi 30 novembre si trasforma in un simbolo di vita, illuminandosi per rappresentare la lotta contro la pena di morte. Attraverso “Cities for lifes. Città per la Vita”, la Comunità di Sant’Egidio rinnova anche un impegno collettivo per un mondo senza pena di morte.
Interris.it ha intervistato per l’occasione il dottor Mario Marazziti, già Presidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati della XVII legislatura. Membro della Comunità di Sant’Egidio fin dalla sua fondazione, giornalista, Marazziti è il coordinatore internazionale della Campagna della Comunità di Sant’Egidio per una Moratoria universale delle esecuzioni capitali e tra i fondatori della World Coalition Against the Death Penalty.
L’intervista a Mario Marazziti
Quando è nato Cities for life e quale obbiettivo si prefigge?
“Nel 2002 la comunità di Sant’Egidio ha iniziato un movimento per l’abolizione della pena capitale. Da oltre 20 anni Cities for Life crea contraddizioni. Infatti, delle 2500 città che hanno aderito quest’anno all’iniziativa, ci sono Nazioni che ancora mantengono la pena capitale”.
Come è possibile questo?
“E’ possibile perché questa iniziativa apre una cultura diversa proprio all’interno di quegli Stati ancora favorevoli alla pena di morte. Accanto a tutto questo c’è un secondo movimento: si tratta del Congresso Internazionali dei Ministri della Giustizia – l’ultimo si è svolto lo scorso marzo sul tema No justice without life – che la comunità di Sant’Egidio promuove da anni”.
Cosa è il Congresso Internazionali dei Ministri della Giustizia?
“E’ un meeting annuale dove Paesi abolizionisti e Nazioni che ancora mantengono la pena capitale ragionano insieme. Così si crea un confronto e un percorso di accompagnamento e di ‘contaminazione positiva’ verso l’abolizione”.
Quali risultati ha portato la “contaminazione positiva”?
“Dal 2002 ad oggi, sono più di 40 i Paesi che hanno lasciato la strada della pena capitale. Nel 1976 erano solo 16, mentre oggi sono 144 i Paesi che l’hanno abolita dai loro ordinamenti, 55 che la mantengono ma solo 21 quelli che l’hanno davvero utilizzata negli ultimi due anni. Siamo dunque ad una svolta radicale della storia del mondo: quella dell’eradicazione della pena capitale, una prassi presente praticamente da 5000 anni!”.
Perché la comunità di Sant’Egidio si batte contro la pena di morte?
“Perché la pena di morte è la sintesi di tutte le violazioni della vita umana. Anche quando tocca la vita di un colpevole. E ce lo chiede il Vangelo e la Chiesa. Tutti i pontificati dal dopoguerra in poi si sono pronunciati sulla non necessità prima e sull’errore poi che rappresenta la pena capitale. La pena di morte è inammissibile perché è la violazione estrema della sua dignità. Quindi, la comunità di Sant’Egidio abbraccia da sempre la posizione di radicale difesa della vita“.
Cosa si prefigge l’iniziativa Cities for life?
“La pena di morte è uno strumento del passato barbarico come la tortura e la schiavitù. Il mondo è arrivato alla consapevolezza che la schiavitù e la tortura non sono conciliabili con la dignità umana e meno che meno con la democrazia; la pena di morte deve entrare nell’armamentario del passato come tortura e schiavitù. Il mondo pensava che sarebbe stato peggio se avesse abolito la schiavitù, ma così non è stato. La pena capitale, inoltre, abbassa gli Stati allo stesso livello di chi uccide. E’ per questo che auspichiamo che venga abolita ovunque il prima possibile. Lo chiedono i cittadini del mondo“.