Stop allo spreco di cibo. Grazie a un’app solidale gli alimenti invenduti arrivano ai più bisognosi. Ogni italiano spreca 65 chili di cibo all’anno (+ 7 rispetto alla media Ue). Una piaga sociale ed economica a cui si oppone l’app che recupera il cibo dai mercati. Un argine al peccato sociale del “food waste“. Il piano contro lo spreco alimentare ha trovato in Wwg, software house italiana, il partner digitale. Per ampliare la presenza tra le bancarelle dei mercati rionali. Attraverso la tecnologia.
Cibo sprecato
Un fenomeno, quello dello
spreco alimentare, che ha radici profonde. E che ha bisogno di una
svolta. A testimoniarlo è uno studio. La
Fondazione Barilla ha calcolato che ogni italiano
spreca 65 chilogrammi di cibo all’anno. 7 chili in più rispetto alla
media Ue. Se lo spreco alimentare fosse un Paese sarebb
e responsabile tra l’8 e il 10% delle emissioni a livello globale. Al terzo posto dopo Stati Uniti e Cina. E occuperebbe un’area pari alla superficie della Cina. È questo il
triste quadro emerso dalle ultime indagini dell’Ispra. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
Complicità
L’Italia, come il resto del mondo, continua ad essere complice dello spreco. Il Food Sustainability Index rileva nel “food waste” il triste primato europeo dell’Italia. Il lockdown ha favorito il diffondersi di buone pratiche. Nella gestione del cibo fra le mura domestiche. Ma il dato complessivo è ancora troppo alto. L’effetto Covid è destinato a perdurare nel tempo. E, almeno in questo ambito, ciò comporterebbe un beneficio. In termini ambientali ed economici. In Italia lo spreco alimentare vale circa 10 miliardi di euro. Cioè quasi 5 euro a famiglia alla settimana. Una problematica che ha portato startup e giovani ideatori allo sviluppo di numerose iniziative. Nel tentativo di limitare i danni. Una di queste è l’associazione no profit Recup. Un progetto che agisce nei mercati scoperti sparsi nel territorio di Milano. Per contrastare lo spreco alimentare e l’esclusione sociale. Il cibo viene recuperato e diviso tra commestibile e non. Infine viene ridistribuito.
Aiuti alle famiglie
Lo scorso anno grazie a questo sistema, l’associazione ha salvato 25 tonnellate di cibo edibile. Ciò ha permesso di aiutare quasi 5000 famiglie beneficiarie. Nel contesto del progetto coordinato dalla food policy del comune “Milano aiuta”. Ad oggi Recup conta più di 230 volontari. E per continuare ad essere efficiente si è affidata a Wwg. Un’innovativa software house presente in Italia da oltre 20 anni. Ed è riconosciuta da Clutch. Piattaforma di valutazione e revisione di servizi. Come uno dei principali fornitori italiani. Per lo sviluppo web, servizi It (information technology) e app.
Condivisione
“Per molte persone il cibo che viene scartato è una fonte di sostentamento. Ma Recup nasce con l’intento di condividere il cibo con tutti. A prescindere da status sociale, età, etnia. Il cibo non deve essere sprecato, se ancora commestibile. Sostenere Recup, portatrice dei nostri stessi valori, è una fonte di grande orgoglio– afferma Mohamed Deramchi. Aggiunge all’Adnkronos l’amministratore delegato di Wwg: “A livello mondiale i dati sullo spreco alimentare sono ancora drammatici. E’ importante sapere che c’è un’intera comunità che collabora. Per recuperare il cibo dai mercati rionali. Ridistribuendo alla comunità stessa. Ciò ci fa sentire parte del cambiamento. La collaborazione con Recup punta a fornire supporto. Nella creazione di un software gestionale. Per l’organizzazione dei dati interni. Attraverso una web app, una mobile app sarà più semplice mappare i mercati di Milano e periferia. E gestire in maniera efficace le attività dei volontari sul territorio. Inoltre, l’attività di Data Analysis permetterà di analizzare e monitorare i chili di cibo salvati e distribuiti”.
Patto per il cibo
“Siamo dell’idea che ciò che perde valore economico, può ritrovare valore sociale– sostiene Alberto Piccardo. Prosegue il presidente dell’associazione a promozione sociale (Aps) Recup: “Nel 2015 abbiamo iniziato con un recupero di una tonnellata di cibo in un anno. Per arrivare al 2019 con un recupero di 47 tonnellate. Il progetto è nato con l’intenzione di promuovere la partecipazione. E la solidarietà attiva. Attraverso azioni correlate alle pratiche del recupero. E della redistribuzione di cibo. In combinazione con la promozione di un consumo più etico e sostenibile. In pochi anni di attività siamo riusciti a creare una vera e propria comunità. Dando vita a un contatto interculturale e intergenerazionale che prima mancava. Al momento è attiva anche Recup +. Una campagna di crowdfunding. I fondi raccolti servono a creare una rete sinergica sul territorio. E per salvare un quantitativo sempre maggiore di prodotti ortofrutticoli”.