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Chiude il luogo dove il Papa lavò i piedi ai migranti

Era il 24 marzo 2016 quando Papa Francesco, in occasione del Giovedì Santo che si celebrava in quella data, fece il rito della lavanda dei piedi a undici profughi e un'operatrice. Il Vescovo di Roma si recò al Cara di Castelnuovo di Porto, nei pressi della Capitale. Ora quel luogo sta per chiudere, come annuncia in una nota il segretario del Pd del Lazio, senatore Bruno Astorre. Intanto fuori dal Cara è stato organizzato un presidio per esprimere solidarietà a quanti verranno trasferiti.

“Vittoria dello Stato fascista”

“Il decreto del governo produce questo – afferma il senatore – mette per strada i lavoratori, e ci diranno che siamo amici degli amici di coop rosse, bianche o celesti. Mette per strada la dignità e i diritti di decine, centinaia di donne, uomini e bambini, cioè di persone che in pochi secondi vengono improvvisamente separate, violentate nel loro cammino di integrazione e comprensione di nuove culture, senza conoscere nulla del proprio futuro. Siamo con i cittadini di Castelnuovo e saremo sempre per i diritti di lavoratori che – conclude Astorre – sono costretti ad assistere e a vivere sulla propria pelle la vittoria dello Stato fascista sui più deboli“. Il segretario del Pd Lazio ricorda che Papa Francesco tre anni fa “diede a tutti noi, che innanzitutto siamo persone, esseri umani, un semplice quanto straordinario e fortissimo messaggio. Oggi, con la cultura del più forte sul più debole, non solo si sta calpestando quel messaggio, ma si supera il limite dell'umana dignità”.

“Non c'è chiarezza sulle destinazioni”

Critica anche Liberi e Uguali (Leu), la cui deputata Rossella Muroni in una nota rileva che “verranno portate via 320 persone. Sono stati divisi per uomini, donne e famiglie e stanno partendo su pullman senza chiarezza sulle destinazioni e sui criteri di ricollocazione. Una vera e propria deportazione che racconta bene quali sono le intenzioni del Ministro Salvini. Ci vuole rendere un Paese inospitale, violento e senza diritti”. La Muroni afferma che “non c'è stata nessuna comunicazione di preavviso. Il tutto è stato organizzato in 24 ore. Nessuno sa che fine faranno, né il Sindaco, né i rifugiati stessi – prosegue Muroni -. Si sa solo che i ragazzi verranno dislocati in altre Regioni, ma non sappiamo dove li ricollocheranno, in quale città, in che tipo di struttura. Alcuni saranno portati al cancello e messi in mezzo alla strada: il Sindaco ha già emesso un'ordinanza di protezione civile per dare loro un minimo di sostegno. Sembra che nel giro di pochi giorni il Cara verrà chiuso, il che comporterà, tra l'altro, una crisi occupazionale per i lavoratori, molti dei quali abitanti del territorio circostante”. “Al Cara di Castelnuovo di Porto erano stati attuati progetti di integrazione che avevano funzionato bene – dice la deputata di LeU -: ora i bambini dovranno interrompere gli studi (c'è chi era arrivato alle seconda media). Chi aveva trovato lavoro dovrà lasciarlo. Ci sono donne che sono state vittime di ogni sorta di abuso e di violenza e molte hanno un bimbo con sé. Chi verrà portato in altre Regioni perderà il diritto di difendersi in procedimenti in atto perché l'avvocato è di nomina regionale. Fatti gravissimi sui quali chiederò chiarimenti in una interrogazione al ministro della Paura“.

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