Una variante del più conosciuto “mobbing” è definita e riconosciuta dalla giurisprudenza italiana come “bossing”; si verifica, in particolare, quando è il superiore gerarchico a praticare comportamenti vessatori, offensivi e denigratori pur di osteggiare il dipendente di grado inferiore. Per questo motivo, un’altra definizione calzante è quella di “mobbing verticale”. Il “mobbing orizzontale” è quello che si genera tra lavoratori e colleghi di pari livello.
Le cause
Il bossing conduce a situazioni di gravità assoluta pari al mobbing, con serie conseguenze per la salute della vittima. In genere è attuato per indurre il lavoratore alle dimissioni evitando le procedure normative previste; altre volte nasce per impedire di essere raggiunti e superati nella carriera professionale.
Quando può parlarsi di bossing
Il risentimento e il disagio provati dal lavoratore nei confronti di colleghi e superiori non costituisce, necessariamente, una forma di mobbing o bossing. La Corte di Cassazione, infatti, con la sentenza n. 10037 del 15 maggio 2015 ha precisato quali siano i 7 parametri che devono verificarsi contemporaneamente affinché si possa evidenziare un’ipotesi di mobbing. I fatti devono svolgersi nell’ambiente di lavoro, devono avere una durata ed essere continui non episodici, col verificarsi di situazioni ostili in presenza di dislivello tra gli antagonisti; il tutto deve seguire una fase ben precisa, dalle prime scaramucce alla patologia psicosomatica sino alle complicazioni di salute e all’allontanamento dal lavoro. Necessita, infine, l’intento premeditato e persecutorio.
Atti tipici
Gli atti tipici che possono ricondursi a un’ipotetica fattispecie di bossing sono quelli dell’offesa, di comportamenti lesivi dell’immagine, di eccessivo controllo, un atteggiamento di emarginazione e di affidamento di mansioni di livello inferiore. Si traduce anche attraverso privazioni materiali che osteggiano il lavoratore di grado inferiore, per esempio negando, sistematicamente e con premeditazione, alcune concessioni aziendali quali l’automobile di servizio, il telefono cellulare, il computer portatile.
Nessuno escluso
Occorre ricordare come tali fenomeni si riscontrino in ogni ambiente lavorativo, sia pubblico sia privato e anche nel mondo della scuola. In quest’ultimo caso, può entrare addirittura in gioco una figura non lavorativa, quella dello studente (sia in forma attiva sia in forma passiva).
Varianti
A livello di etimologia e definizioni, occorre ricordare la sentenza 286 del 21 aprile 2005 del Tribunale di Bergamo che introduce lo “straining”, definito “una situazione di stress forzato sul posto di lavoro, in cui la vittima subisce almeno un effetto negativo nell’ambiente lavorativo, azione che, oltre ad essere stressante, è caratterizzata anche da una durata costante”. I comportamenti, in questo, caso, rispetto al mobbing e al bossing, non sono frequenti e ripetitivi. Alcune varianti: “school bossing” è quello esercitato da un insegnante nei confronti di un alunno, “military bossing” è quello che avviene in ambiente militare.
Numeri
Studi recenti stimano che il 15% dei suicidi annui siano causati da bossing e mobbing e che, nel caso di sentenza e soluzione del problema, gli effetti del disagio continuino anche per due anni. I lavoratori che ritengono di essere vittime di mobbing e bossing sono circa un milione e mezzo l’anno.
Sindacati e giudici
La soluzione di tali controversie avviene attraverso un coinvolgimento delle componenti sindacali sino ad arrivare all’azione legale vera e propria. La competenza è trasversale poiché, a livello di sentenze, interessa le sezioni Lavoro dei Tribunali e delle Corti di Appello, la Corte dei Conti, il Tar e la Corte di Cassazione.
Fa pensare, tuttavia, come per decenni non ci sia stata alcuna regolamentazione specifica del fenomeno di aggressione (questa è la traduzione di mobbing). Si è dovuta attendere la “spinta” dei Paesi dell’Europa del Nord negli anni 70 che ha condotto a una prima sensibilizzazione italiana sul tema intorno agli anni 90.
A causa di un riconoscimento ancor recente della patologia, del pudore e di un comprensibile timore (meno avvertito nel mobbing orizzontale, tra pari grado) da parte del lavoratore per le possibili ripercussioni (sino al licenziamento), molto spesso le cause di bossing muoiono ancor prima di nascere e lasciano in piedi situazioni di alta conflittualità, con tutte le gravi ripercussioni psicologiche e fisiche che ne conseguono.