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Carestia in Somalia, nuovo allarme dell’Unicef: “Poco tempo per evitare il disastro”

L’Organizzazione delle Nazioni Unite aveva identificato quella in corso come la più grave crisi umanitaria dalla Seconda guerra mondiale a oggi, tra emergenze alimentari e disagi sociali dovuti a conflitti endogeni. Ora è l’Unicef a rimarcare la gravità della situazione in alcuni Stati, primo fra tutti la Somalia: nel 2011, nel più estremo dei Paesi del Corno d’Africa si è verificata quella che è probabilmente la più grave siccità degli ultimi 60 anni, con conseguente (e altrettanto disastrosa) carestia. Una situazione che, esattamente 6 anni dopo, si è ripresentata con gli stessi, potenzialmente catastrofici, rischi per la popolazione, in special modo per i soggetti più deboli come gli anziani e, soprattutto, i bambini: “I minori stanno morendo per malnutrizione, fame, sete e malattie – ha spiegato il direttore regionale Unicef per l’Africa orientale e merdionale, Leila Pakkala -. Durante la carestia del 2011, circa 130 mila bambini sono morti, almeno la metà dei quali prima che la carestia fosse dichiarata”.

“Poco tempo”

L’obiettivo degli operatori umanitari è dunque intervenire in modo tempestivo, per evitare che i suddetti rischi si concretizzino in un dramma di eguali proporzioni, anche in virtù dei positivi effetti riscontrati dall’incremento degli aiuti internazionali che, nel 2011, incisero in modo decisivo sul tamponamento dell’emergenza anche se, la maggior parte, arrivati a carestia avanzata. Il problema infatti, oggi come allora, è legato alle tempistiche d’intervento: “Stiamo oggi lavorando con i nostri partner per fare in modo che non accada di nuovo. Nel 2011, i fondi sono stati ricevuti dopo che era stata dichiarata la carestia a luglio – ha spiegato ancora Pakkala -. Quest’anno, molti donatori si sono fatti avanti in anticipo. Il peggio potrebbe ancora venire. Abbiamo poco tempo per prevenire un’enorme perdita di vite”.

Carestia e malattie

D’altronde, assieme alla scarsità di cibo e alle difficoltà d’accesso alle riserve nutrizionali, i rischi per la popolazione aumentano anche dal punto di vista sanitario, con diagnosi che vanno dalla malnutrizione grave al colera e alla diarrea acquosa: le stesse malattie che, 6 anni fa, furono tra le principali cause dell’elevato tasso di mortalità infantile. Già nei mesi scorsi l’Unicef aveva annunciato l’arrivo di una probabile nuova catastrofe, segnalando almeno 35400 bambini che, colpiti da malnutrizione acuta, avevano ricevuto assistenza con cibo terapeutico nei centri nutrizionali somali, con un aumento piuttosto sensibile (circa il 58% in più) rispetto allo scorso anno; altri 18400 sono risultati, al 28 marzo, affetti da uno degli altri due virus e, anche in questo caso, l’incremento dei dati è stato piuttosto evidente (nell’arco dell’intero 2016 erano stati 15600 in tutto i casi in Somalia).

Corsa contro il tempo

Il rischio di una catastrofe è dunque piuttosto concreto e, senza dubbio, gli effetti peggiori della carestia devono ancora presentarsi in toto. La mobilitazione dell’Unicef è stata totale e ha coinvolto molti donatori che, rispetto al 2011, hanno avviato la campagna di assistenza con un anticipo che, forse, potrebbe fare la differenza anche se, come fatto sapere dalla stessa agenzia delle Nazioni Unite, viene ancora meno il 54% dei fondi necessari: solo nel mese di febbraio, infatti, quasi un milione di bambini ha patito gli effetti della denutrizione. Ancora una volta, la partita si giocherà sui tempi più che sui modi.

 

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