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Calcio e immigrazione: la storia di Roberto Kettlun

Sono palestinese, ma anche italiano: mia mamma ĆØ ligure, mio nonno materno ĆØ nato a Genovaā€, Roberto ā€œPetoā€ KettlunĀ l'ex calciatore del Palestino, la squadra della comunitĆ  palestinese di Santiago del Cile, ĆØ un crogiolo di culture diverse: ā€œIl mio bisnonno paterno era un palestinese cattolico, nato a Betlemmeā€,Ā nome che pronuncia in arabo. ā€œQuando mio nonno era molto piccolo, lui e la sua famiglia sono scappati dalla povertĆ  e dalle persecuzioni andandoĀ a Homs, in Siria. Da lƬ sono emigrati ad inizio secolo e sono venuti qua in Cile. Sono cresciuto in una casaĀ in cui si alternavano le spezie e i profumi della cucina mediorientale con i piatti della tradizione mediterraneaā€.

La storia

Roberto, che tutti chiamano Peto, ha una storia calcistica molto particolare, che sembra percorrere diverse delle tappe affrontate dalla sua famiglia: ovviamente, ha giocato nel Palestino; poi ĆØ andato in Grecia, poi ancora in Italia, con esperienze tra le altre a Brindisi e a Teramo, poi, finalmente, in Palestina, dove ha giocato nellā€™Hilal Al-QudsĀ di Gerusalemme.Ā Peto ha concentrato su di sĆ© l'attenzione della cronaca, non solo sportiva, il primo settembre del 2014. In quella data l'attuale vicepresidente dell'F.c. Internazionale Milano – ed ex capitano della squadra – Javer Zanetti organizzĆ² allo Stadio Olimpico di Roma, con la benedizione di Papa Francesco, ā€œLa partita per la paceā€, un evento per raccogliere fondi per beneficienza. Molte furono le stelle invitate: Roberto Baggio, Diego Armando Maradona, Ivan Zamorano e Carlos Valderrama tra gli altri. Nella lista erano compresi anche due calciatori palestinesi, Peto Kettlun eĀ Saeb Jendeya, 39 anni, che detiene il primato di presenze con la maglietta della nazionale palestinese. ā€œLa sua casa ĆØ stata distrutta durante iĀ raid israelianidelle scorse settimane sulla striscia di Gaza, dove Saeb viveā€ raccontĆ² Kettlun aĀ ilfattoquotidiano.it.Ā ā€œHa perso tutto, compreso il passaporto. A una situazione precaria, fatta di difficoltĆ  quotidiane, si ĆØ aggiunto il problema del passaporto. Saeb non ha fatto in tempo a rifarloā€ racconta il calciatore al sito di informazioni italiano.Ā CosƬ PetoĀ ā€œdā€™accordo con la Federcalcio palestineseā€ decise di partecipare allā€™iniziativa lanciando un segnale ā€œnon scendendo in campo. Ne ho parlato con Zanetti e conĀ Damiano Tommasi, una persona splendida che ĆØ anche venuta in Palestina negli scorsi anni, spiegando chiaramente che non cā€™erano le condizioni per vestire maglia e pantalonciniā€. Un rifiuto che, come sottolinea lo stesso calciatore, non ha nulla a che fare con quello del palestinese Mohamed Aboutreika che nel 2014 si rifiutĆ² di giocare con degli israeliani. ā€œIl motivo del suo ā€˜noā€™ non aiuta il processo di pace, soprattutto se arriva in occasione di un evento mediaticamente importante. Rispetto la sua posizione ma non la condivido. Non si costruisce cosƬ un mondo dove la religione non sia motivo di guerra e odio. Ecco perchĆ© era importante per noi esserci, nel modo che abbiamo ritenuto piĆ¹ giusto per rispettare lā€™evento e far sentire la nostra solidarietĆ  nei confronti di Saebā€.Ā Roberto ĆØ un idolo per i supporter della squadra, che tuttavia non sono solo discendenti della comunitĆ :Ā ā€œanche se abbiamo tifosi palestinesi in tutto il Sud America, calciatore della squadra che ha giocato anche nella Nazionale palestinese, sono legati ai nostri colori anche ragazzi diĀ SantiagoĀ cresciuti nei quartieri vicino allo stadio, gente che con la Palestina non c'entra nulla. In generale, siamo una squadra che incontra molte simpatie: ci guardano con affetto ancheĀ tifosiĀ di altre squadre per le nostre numerose attivitĆ  sociali e antidiscriminazione, oltre che per la questione palestineseā€.

La squadra

In realtĆ  ilĀ PalestinoĀ ĆØ presente sulla scena sportiva (e non solo) del Cile fin dallā€™inizio del 1900. Il club nasce nell'agosto del 1920, su iniziativa di un gruppo di immigrati palestinesi. Allā€™inizio ĆØ una specie di centro ricreativo dove si puĆ² praticare tennis, pallacanestro o nuoto, oltre al calcio. L'obiettivo ĆØ di tenere unita la comunitĆ  palestinese e di dare ai giovani unā€™occasione per identificarsi con le proprie origini.Ā I primi 32 anni delĀ PalestinoĀ trascorrono nelle paludi del dilettantismo. Poi, nel 1952, il club viene ammesso nellaĀ AsociaciĆ³n Central de FĆŗtbolĀ (come si chiamava allora la Federazione Calcio del Cile) e disputa il suo primo campionato inĀ Segunda DivisionĀ (la serie C). GiĆ  nel 1949Ā ā€œLa sezione delĀ FutbolĀ si stacca dalle altre, diventando indipendente e dando vita alĀ Club Deportivo Palestino, cosƬ come lo conosciamo oggiā€, ricorda lā€™attuale presidente della squadra, Jorge Uauy Salvador.Ā La squadra deve aspettare solo una stagione per conoscere la gloria: nelĀ 1952 il club vince la seconda divisione, ottenendo cosƬ la promozione nel massimo campionato. I successi sembrano destinati a non finire mai: dopo appena due anni, nel 1955, la squadra vince il campionato nazionale.Ā In realtĆ , subito dopo si apre una lunga fase non proprio felice che si trascina fino allā€™inizio degli anni Settanta, quando invece il club conosce un nuovo rilancio. Sotto la guida carismatica di giocatori come ElĆ­as Figueroa, difensore, e Ɠscar Fabbiani, attaccante,Ā ilĀ PalestinoĀ (oĀ Tino, come viene chiamato dai tifosi)Ā vince due coppe nazionali e, nel 1978, anche il suo secondo campionato.


Papa Francesco con la maglia del Palestino

La Palestina e il Cile

Lā€™emigrazione dalla Terra Santa verso il Sud AmericaĀ ā€œcomincia alla fine dell'Ottocento; si riaccende con un ritmo piĆ¹ cadenzato negli ultimi anni dell'impero Ottomano e durante il mandato britannico sulla Palestina. L'onda migratoria torna ad essere forte nel biennio '47-'48, fino ad arrivare al 1967ā€, spiega Paolo Maggiolini, ricercatore dell'Istituto di Politica Internazionale (Ispi). Alcuni studiosi parlano anche di diaspora palestinese, conclude Maggiolini. Per quanto non esistano censimenti ufficiali, la comunitĆ  palestinese in Cile ĆØ riconosciuta come la piĆ¹ grande fuori dal Medio Oriente.Ā A fianco della comunitĆ  cā€™ĆØ ilĀ Palestino, squadra di calcio campione in carica dellaĀ Copa de Chile, che nel 2014 il Presidente dell'Organizzazione per la Liberazione della PalestinaĀ e delloĀ Stato palestineseĀ Mahmud Abbas ha definito “la seconda squadra nazionale per tutto il popolo palestinese”.Ā La questione dei legami con la terra di origine rimane centrale per il club. Il presidente Salvador sostiene che la forza del club sia proprio nella sua natura trasversale: ā€œNon siamo una societĆ  sportiva che fa politica. IlĀ PalestinoĀ rimane una squadra di calcio moderna che non rinuncia alle sue radici. Riuscire a coniugare il nostro motto ā€œMĆ”s que un Equipo, todo un Puebloā€Ā (piĆ¹ che una squadra, un popolo intero) con la componente sportiva ĆØ la nostra grande forzaā€. Un legame forte con la madrepatria dunque, che negli ultimi tempi si ĆØ andato stringendo.Ā ĆˆĀ del 2014Ā la decisione di sostituire il numero uno sulle maglie dei giocatori con la sagoma della cartina della Palestina storica (prima, cioĆØ, della creazione dello Stato di Israele), che ĆØ molto simile proprio allā€™uno. Una scelta che ha acceso la polemica con la comunitĆ  ebraica. La Federazione Palestinese del Cile ĆØ stata costretta a diramare un comunicato in cui si diceva dispiaciuta ā€œche la comunitĆ  sionista cilena voglia portare il conflitto del Medio Oriente nel nostro Paese, cercando di macchiare la storia dei palestinesi cileni e il contributo fondamentale che ilĀ Club Deportivo PalestinoĀ ha dato allo sviluppo dello sport nel nostro Paeseā€.

I rapporti

Un rapporto che, nel calcio moderno, si coniuga conĀ sponsorĀ e fondi.Ā A partire dal 2010, dopo una visita di una delegazione delĀ Palestino, laĀ Bank of PalestineĀ ha avviato un rapporto di sponsorizzazione con il club: i risultati dellā€™iniziativa sono stati cosƬ soddisfacenti da spingere la banca ad aprire una sede in Cile. La sede sudamericana si occupa principalmente di investimenti non finanziari, consulenza e in particolare dei rapporti con i Palestinesi emigrati.Ā La banca preferisce non rispondere alle nostre domande, maĀ in una intervista pubblicata nel novembre del 2017 dalĀ Pulso,Ā insertoĀ del quotidiano cilenoĀ La Tercera,Ā il Presidente della banca dichiarava: ā€œIl Cile ĆØ un paese dal quale abbiamo imparato molto e che ammiriamo per la sua crescita costante e per il suo livello di sviluppo. Speriamo sia una piattaforma anche per raggiungere altri Paesi dell'America Latina, visto che ĆØ un riferimento nella regioneā€.

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