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Bambini abortiti: il Veneto approva la sepoltura

Da oggi in poi in Veneto sarà possibile tumulare o cremare i feti abortiti in ogni momento della gravidanza. Lo ha stabilito un emendamento approvato dal Consiglio regionale, che obbliga le Ulss a informare le famiglie su questa possibilità. Fino ad oggi, la possibilità di dare sepoltura ai bambini non nati era possibile solo dalle 28 settimane di gestazione in su, o dalle 20 se espressamente richiesto dai genitori.

Quando se ne fa carico l'azienda

Il provvedimento, proposto da Forza Italia e votato con il sostegno del Partito Democratico, oltre che dalla Lega e dai consiglieri della Lista Zaia, prevede che nel caso in cui i genitori non fossero interessati sarà l'azienda sanitaria a farsene carico. “Nel caso in cui invece i genitori del bambino in piena coscienza non siano interessati alla sepoltura – ha sottolineato dopo l'approvazione Massimiliano Barison, capogruppo di Fi -, sarà l'Ulss a farsi carico del seppellimento, inumazione, tumulazione presso apposite aree cimiteriali già esistenti”.

L'assessore Elena Donazzan ha ricordaro che su questo tema “hanno già deliberato Regioni importanti come Lombardia, Marche e Campania“.

Cgil critica

Si registrano, tuttavia, anche pareri contrari. Come quello della Cgil, secondo cui “questa norma interviene in un ambito delicatissimo senza tenere in alcuna considerazione la sensibilità e la volontà delle donne coinvolte”. “Questo vale – aggiunge il sindacato – sia per coloro che scelgono di accedere alla interruzione volontaria di gravidanza, che per le donne che subiscono aborti spontanei”.

La legge 194

La Cgil ritiene che coloro che vivono la drammatica esperienza di un aborto hanno “il diritto di scegliere senza costrizioni esterne, come prevede la legge 194″. Questa legge, sottolinea ancora il sindacato, genera “costrizioni se non abusi, che hanno l'unico effetto di peggiorare drammaticamente situazioni già molto difficili da superare”. 

La legge 194 prevede, come ricorda ProVita Onlus, che se l’aborto avviene prima delle 20 settimane (ossia dei cinque mesi, circa), i bambini sono considerati semplicemente dei “rifiuti ospedalieri speciali“, dei quali è previsto lo smaltimento (Dpr 254/2003) tramite termodistruzione in discariche pubbliche, fogne, o sepolti insieme agli arti amputati.

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