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Anche in Piemonte polemiche per il manifesto pro-vita

Ponderano è un paese in provincia di Biella di circa 4mila abitanti, Roma è Capitale d'Italia e metropoli. Nel piccolo centro c'è spazio per manifesti che inneggiano alla vita e invitano le donne a riflettere sul tema dell'aborto, a Roma no. L'immagine del feto stampata su un maximanifesto dell'Associazione ProVita Onlus e poi fatto rimuovere dal Campidoglio dopo le polemiche suscitate, è riapparsa nei giorni scorsi a Ponderano su volontà del sindaco Elena Chiorino. La scelta del primo cittadino, tuttavia, non è piaciuta a Monica Cerutti, assessore con delega alle Pari Opportunità della Regione Piemonte.

La scelta della Chiorino nasce dalla volontà di denunciare “l’oscurantismo” “imposto dal sindaco di Roma su richiesta della senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà”. “Se difendi la vita il Movimento Cinque Stelle ti imbavaglia, mentre il Pd dimostra di avere come massima aspirazione la censura di verità acclarate scientificamente”, afferma. E aggiunge che, “se queste due signore hanno intenzione di vestire i panni delle oscurantiste, lo facciano pure, ma devono anche assumersi la responsabilità di proporre una legge che elimini dai manuali di biologia e medicina tutti i contenuti che fanno riferimento allo stato del feto all’undicesima settimana di vita“.

Non solo con la Raggi e la Cirinnà, il sindaco di Ponderano deve vedersela ora anche con la Cerutti, assessore della Regione Piemonte. Intervenuta sul tema, sottolinea sul proprio sito ufficiale: “Elena Chiorino afferma di aver utilizzato risorse proprie e non pubbliche, ma siamo comunque allibiti che una sindaca faccia affiggere un manifesto contro una legge nazionale“. “Ricordiamo – prosegue l'assessore – che chi rappresenta un’istituzione dovrebbe garantire il rispetto delle leggi e non farsi promotrice di una campagna contro una norma in essere. Ancor più incomprensibile il fatto che sia una donna a sostenere un’iniziativa che vuole mettere in discussione il diritto dell’autodeterminazione femminile. Condanniamo un simile comportamento e richiamiamo al senso di responsabilità che deve avere chi rappresenta tutti i cittadini e le cittadine di un comune e non solo una parte”.

Pronta è arrivata la risposta del sindaco Chiorino: “Nel ringraziarLa per la grande visibilità offerta al gesto, vogliamo lasciare all’assessore qualche pratico consiglio. Si informi meglio: il manifesto non è affisso sul muro del municipio. All’assessore si consiglia un ripasso della Nostra Costituzione, con particolare riferimento all'articolo 21 ('Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero'), e della legge 194 da Lei citata, il cui articolo 1 reca 'lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità  e tutela la vita nascente'”. “Se da donna – prosegue il primo cittadino – ritiene tanto onorevole inneggiare all’aborto, nessuno Le vieta di pagarsi un manifesto cui suggeriamo di apporre lo slogan 'W l’aborto'”.

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