Prosegue senza sosta la lunga scia di sangue degli attentati terroristici in Afghanistan. Abdul Samad Amiri, direttore ad interim per la provincia di Ghor della Commissione indipendente per i diritti umani dell’Afghanistan, è stato rapito e ucciso il 4 settembre dai talebani mentre stava rientrando dalla capitale Kabul. A darne la notizia è stato Shaharzad Akbar, direttore della Commissione, una delle organizzazioni non governative più colpite negli ultimi anni dalla violenza dei gruppi armati e, riporta il Sir, più lasciate indifese dal governo. “Questo è un crimine di guerra. I talebani affermano di negoziare per la pace ma continuano a uccidere la gente nel modo più brutale, in particolar modo i bambini. Abdul Samad Amiri ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti degli altri, di coloro che non hanno nessun altro che possa parlare per loro. Siamo vicini alla famiglia di Abdul Samad e ai suoi coraggiosi colleghi”, ha dichiarato Samira Hamidi, campaigner di Amnesty International sull’Asia meridionale. “Questa ennesima tragedia sottolinea i gravi pericoli cui vanno incontro i difensori dei diritti umani in Afghanistan. Minacciati da tutte le parti coinvolte in un conflitto che miete quotidianamente vittime tra i civili, sono completamente indifesi. Il governo afgano e la comunità internazionale non devono abbandonarli bensì fornire loro la protezione di cui hanno disperatamente bisogno”, ha concluso Hamidi.
Processo di pace
Intinato è salito a 12 il numero delle vittime dell'ultimo attacco suicida avvenuto ieri nel quartiere delle ambascaiate a Kabul. Una forte esplosione ha scosso il centro della capitale intorno alle 10 di ieri (le 7,30 in Italia). Il quartiere colpito, ha riferito il portavoce del ministero dell'Interno, Nasrat Rahimi, è quello di Shah Darak, dove si trovano oltre che il ministero della Difesa e il quartier generale della Nato, anche quella dell'intelligence afgana (Nds). Tra le vittime, anche due soldati della missione delle Nazioni Unite 'Resolute Support' in Afghanistan. In una nota si riferisce che sono un soldato di nazionalità rumena e uno statunitense. Si tratta del terzo attaco suicida in pochi giorni contro le forze Usa. Questo, nonostante l'inviato speciale americano per l'Afghanistan Zalmay Khalilzad, abbia detto che gli Usa ritireranno 5.400 soldati dall'Afghanistan entro 135 giorni dalla firma di un accordo con i talebani, come prima fase di quello che dovrebbe essere un graduale ritiro di tutti i 14 mila militari statunitensi presenti in loco. Khalilzad ha puntualizzato che l'accordo “non sarà definitivo finché non sarà approvato dal presidente Trump”. Negli ultimi dieci anni gli Stati Uniti hanno investito circa 9,1 miliardi di dollari nelle infrastrutture urbane afgane.