Accertare le cause perché non esiste ancora una spiegazione plausibile” in riferimento a quanto avvenuto nel carcere venezuelano di Acarigua lo scorso venerdì quando 30 detenuti sono morti e 19 poliziotti sono rimasti feriti nel corso di una rivolta carceraria che secondo alcune voci sarebbe proseguita per dieci giorni. Lo chiede Amnesty Internacional insieme a diverse altre associazioni umanitarie locali e nazionali.
La denuncia
Il carcere di Acariguas, stato di Portoguesa circa 300 chilometri a sudovest di Caracas, è sovraffollato e da anni i prigionieri denunciano abusi da parte del personale. Le autorità carcerarie hanno parlato di tentativo di evasione di massa. Secondo Oscal Valero, capo della sicurezza dello stato del Portuguesa, a causare la morte dei detenuti sarebbe stata un tentativo di fuga. Il suo racconto parla di carcerati che avrebbero lanciato “una pioggia di proiettili”, facendo addirittura esplodere tre bombe contro gli agenti. Ma le cause e la dinamica dei fatti non sono in realtà state chiarite e le ong sollevano dubbi sulla veridicità della versione ufficiale. Amnesty in un comunicato ha sottolineato che è “dovere dello Stato vigilare sui diritti delle persone private di libertà e non affrontare con forza eccessiva le loro richieste”. La mancanza di spiegazioni sulla morte di persone “in custodia dello Stato” fa sì che “il Governo di Nicolás Maduro sia il principale responsabile di queste morti”. Quanto avvenuto rappresenta, perciò, “un ulteriore esempio della violenza costante e dell’abbandono cui è sottomessa la popolazione carceraria in Venezuela”, conclude Amnesty.
Secondo l'Observatorio Venezolano de Prisiones la rivolta dei detenuti sarebbe scattata dopo una “retata” della polizia e l'uccisione di un detenuto:
Venezuela, rivolta in carcere: 30 morti