L’Unicef – il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia – lancia l’allarme: circa 535 milioni di bambini – vale a dire quasi 1 su 4 – vivono in Paesi colpiti da conflitti o disastri naturali. Questo preclude loro, prosegue il rapporto, l’accesso a cure mediche, istruzione di qualità, nutrizione e protezione adeguate. Dell’oltre mezzo miliardo di bimbi poveri, i tre quarti – pari a 393 milioni- vivono in Africa Sub Sahariana, mentre il 12% in Medio Oriente e Nord Africa.
“L’Unicef è stato fondato per portare aiuto e speranza ai bambini le cui vite e il cui futuro erano a rischio a causa di conflitto e deprivazione, e questi dati così ampi – che rappresentano ogni singola vita di circa mezzo miliardo di bambini – sono un forte promemoria, perché la nostra missione diventa sempre più urgente ogni giorno” ha dichiarato Anthony Lake, direttore generale dell’Unicef.
L’impatto di conflitti, disastri naturali e cambiamenti climatici costringono i bambini a lasciare le proprie case, intrappolati all’interno dei confini dei loro Paesi, esponendoli a rischi di malattie, violenze e sfruttamento. Cifre agghiaccianti quelle snocciolate dal Fondo per l’Infanzia: nel Nord est della Nigeria, circa 1 milione di bambini sono sfollati. In Afghanistan e in Sud Sudan, la metà dei minori in età scolare non va a scuola. In Yemen, circa 10 milioni di bimbi sono colpiti dal conflitto.A due mesi dall’Uragano Matthew, che ha colpito Haiti, oltre 90.000 bambini sotto i 5 anni hanno ancora bisogno di assistenza. In Siria, circa mezzo milione di minori vivono nelle 16 aree sotto assedio, tagliati quasi completamente fuori dall’assistenza umanitaria e dai servizi di base.
I nuovi dati sono stati lanciati in occasione del 70° anniversario della fondazione dell’Unicef, che ricorre domenica 11 dicembre. Nato nel dicembre del 1946 per aiutare i bambini vittime della seconda guerra mondiale, in questi 70 anni il lavoro del Fondo è stato incessante in molteplici casi e situazioni: “Non importa se un bambino vive in un Paese colpito da conflitto o in pace – ha spiegato Lake – il suo sviluppo è importante non solo per il suo futuro ma anche per il futuro delle nostre società”.