La “macchia nera”. Così si chiama il fungo che ha infettato diverse arance provenienti dalla Tunisia intercettate dalle autorità fitosanitarie europee sia a marzo sia ad aprile. La “macchia nera” danneggia la buccia dell'agrume rendendolo invendibile. Il database Europhyt conferma l'allarme dell'organizzazione agricola spagnola Asaja, che in una nota sottolinea come “l'individuazione per la prima volta di questo pericoloso fungo nelle arance tunisine” porti il patogeno nel Mediterraneo, “alle porte della Spagna e del resto dei Paesi dell'Unione europea”. Proprio per il rischio macchia nera attualmente sono soggetti a controlli eccezionali alle frontiere Ue gli agrumi importati da Argentina, Brasile, Sudafrica e Uruguay.
Associazioni di agricoltori: “Stop import dalla Tunisia”
Guardia alta da parte delle associazioni di agricoltori italiane. Coldiretti chiede di fermare gli arrivi di tutti gli agrumi dalla Tunisia. “L'Italia – per Coldiretti – non può permettersi l'invasione di altri patogeni alieni dopo che, dalla 'tristeza' degli agrumi alla Xylella fastidiosa, dalla cimice moarmorata asiatica alla Drosophila suzukii, moscerino killer fino al cinipide del castagno, hanno fatto strage dei raccolti”. La malattia è stata rinvenuta per la prima volta in Australia nel 1895, ma non si è mai diffusa in Europa. Coldiretti ritiene che le misure attivate fino ad oggi dall'Unione Europea per contrastare l'ingresso della macchia nera, misure che interessano solo gli agrumi destinati al mercato del fresco e non quelli destinati alla trasformazione industriale, siano “ancora insufficienti” e ricorda che la libera circolazione delle merci non deve pregiudicare la sanità delle coltivazioni di vegetali nell'Ue. Sulla stessa lunghezza d'onda la Confederazione italiana agricoltori (Cia), che in una notta sottolinea che nel caso la “macchia nera” si diffondesse, provocherebbe danni irreparabili al patrimonio agrumicolo, mettendo a rischio uno dei più importanti comparti della nostra agricoltura nel Meridione. “Il caso dei controlli positivi alla frontiera evidenzia, ancora una volta – spiega in una nota Gerardo Diana, rappresentante degli agrumicoltori di Confagricoltura – quanto sia necessario cambiare l'approccio comunitario alle importazioni nella Ue di prodotti ortofrutticoli che è troppo aperto; invece è necessaria una normativa rigorosa per prevenire questo tipo di problemi. All'occorrenza con un monitoraggio ed una revisione degli accordi internazionali in essere”.