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Al via “Matti per il calcio”, il torneo per persone con disagi mentali

Serie A, Champions League, Bundesliga… sono tanti i tornei di calcio per cui molte persone “perdono la testa”. Ma per vedere l'effetto che fa il pallone è necessario unirsi alle persone con disagio mentale, ai medici, agli infermieri e agli operatori di tutta Italia che scenderanno in campo da giovedì a domenica nello stadio comunale di Montecatini Terme per la competizione “Matti per il calcio”. Il calcio d'inizio è fissato per oggi, giovedì 21 settembre alle 16:30. In campo le prime otto squadre sui quattro campi disegnati nello stadio “Daniele Mariotti”. Da quel momento si susseguiranno partite no-stop di quaranta minuti, venti minuti per tempo. Sabato 24 settembre si terrà la giornata conclusiva, con tutte le squadre impegnate e alle 10:30 si disputeranno le finali. A seguire, le premiazioni e la cerimonia di chiusura.

In “fuorigioco” discriminazione e pregiudizi

L’obiettivo che si pone la XI Rassegna nazionale dei Centri di salute mentale, organizzata dall’Uisp, è quello di mettere in fuorigioco discriminazione e pregiudizio. E il calcio, ancora una volta, può dimostrare di essere valore sociale e integrazione. Lo confermano le storie e le testimonianze dei molti protagonisti che scenderanno in campo. “Pignatta” è il soprannome di Max Elio, per via del suo cognome Calderon, che in genovese si dice appunto pignatta: ha 40 anni, il suo idolo è Farfan attaccante peruviano, ha una disabilità fisica che non gli permette di giocare a lungo ma lui fa finta di niente. Bernardo, anche lui di Genova, 50 anni, ha frequentato l’Università poi in seguito a un problema psichiatrico sorto da ragazzo ha subìto un forte isolamento sociale. Il calcio è stata la prima attività riabilitativa che ha scelto, all’inizio era un po’ aggressivo, poi si è integrato ed ora è il capitano della squadra e cura l’orto all’interno del centro Basaglia.

Le storie di Giuseppe e Massimo

Giuseppe, di Ragusa, ha 30 anni e gioca a calcio con l’Uisp da circa sei: è un paziente psichiatrico che è partito da terapie farmacologiche importanti e ora, anche grazie allo sport e al calcio, ha abbassato i dosaggi delle medicine, è riuscito ad aprirsi e a tornare a casa, dove vive con la madre, lasciando finalmente l’ospedale. Ad indossare la divisa da calcio anche Massimo, che gioca a pallone da nove anni e da due non prende più medicinali. Ha ripreso a lavorare e fa parte della protezione civile di Fabriano: lo scorso anno non ha potuto partecipare alla rassegna nazionale perché era ad Amatrice nei giorni successivi al terremoto.

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