Idati sulla denatalità in Italia sono più che preoccupanti. Direi angoscianti. Stiamo scomparendo. Bisogna, in questo contesto, fare tutto quanto è possibile per favorire le adozioni internazionali. L’obiettivo di 5mila minori adottati dall’estero non è un traguardo impossibile”. A parlare è Marco Griffini, presidente dei Aibi (Amici dei bambini), commentando i dati diffusi dall’Istat sul crollo delle nascite nel nostro Paese. Secondo l’istituto nazionale di statistica, infatti, la popolazione residente in Italia al 31 dicembre scorso risulta inferiore di oltre 124mila unità rispetto al 2017, con una decrescita pari allo 0,2%, di cui 18mila minorenni. La riduzione tendenziale delle nascite, del 4%, è il peggiore dato in Italia dal 1861, anno dell’unità nazionale. “Il dato sulle coppie senza figli nel nostro Paese – sottolinea Griffini – fa a pugni con i numeri dei bambini dichiarati adottabili, di cui ci giungono elenchi interminabili da ogni parte del mondo, le cosiddette ‘neglect lists’. Crediamo fortemente che di fronte a questo dramma si debba rendere più agile e semplice il percorso per la adozione internazionale e si debba, a livello istituzionale, sempre di più investire su questo tema, soprattutto credendoci e rendendo più efficiente un sistema troppo ingessato, che ancora fa sentire gli aspiranti genitori adottivi come soggetti di un processo da parte dei Tribunali dei minorenni anziché risorse. Urge – conclude Griffini – il passaggio da una cultura della selezione a una cultura vera dell’accoglienza”.
Il rapporto Istat
Dal 2015 la popolazione residente è in diminuzione, configurando per la prima volta negli ultimi 90 anni una fase di declino demografico. Al 31 dicembre 2018 la popolazione ammonta a 60.359.546 residenti, oltre 124 mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,2%) e oltre 400 mila in meno rispetto a quattro anni prima. Il calo è interamente attribuibile alla popolazione italiana, che scende al 31 dicembre 2018 a 55 milioni 104 mila unità, 235 mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,4%). Rispetto alla stessa data del 2014 la perdita di cittadini italiani (residenti in Italia) è pari alla scomparsa di una città grande come Palermo (-677 mila). Si consideri, inoltre, che negli ultimi quattro anni i nuovi cittadini per acquisizione della cittadinanza sono stati oltre 638 mila. Senza questo apporto, il calo degli italiani sarebbe stato intorno a 1 milione e 300 mila unità. Nel quadriennio, il contemporaneo aumento di oltre 241 mila unità di cittadini stranieri ha permesso di contenere la perdita complessiva di residenti. Al 31 dicembre 2018 sono 5.255.503 i cittadini stranieri iscritti in anagrafe; rispetto al 2017 sono aumentati di 111 mila (+2,2%) arrivando a costituire l’8,7% del totale della popolazione residente. Nel 2018 la distribuzione della popolazione residente per ripartizione geografica resta stabile rispetto agli anni precedenti. Le aree più popolose del Paese sono, come è noto, il Nord-ovest (vi risiede il 26,7% della popolazione complessiva) e il Sud (23,1%), seguite dal Nord-est (19,3%), dal Centro (19,9%) e infine dalle Isole (11,0%). La popolazione italiana ha da tempo perso la sua capacità di crescita per effetto della dinamica naturale, quella dovuta alla “sostituzione” di chi muore con chi nasce. Nel corso del 2018 la differenza tra nati e morti (saldo naturale) è negativa e pari a -193 mila unità.